Perché il primo maggio è la Festa dei lavoratori

Si celebra in quasi tutto il mondo dai tempi in cui si lottava per la giornata di 8 ore

Una manifestazione di lavoratori a Tokyo, il primo maggio 1930 (AP Photo, La Presse)
Una manifestazione di lavoratori a Tokyo, il primo maggio 1930 (AP Photo, La Presse)
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Il primo maggio è la giornata che rappresenta le lotte per migliori condizioni di lavoro in quasi tutto il mondo da circa 130 anni. Fu dichiarata Festa internazionale dei lavoratori nel 1889, a Parigi, durante il congresso che diede vita alla Seconda Internazionale, organizzazione che riunì i partiti socialisti europei fino alla Prima guerra mondiale. Tuttavia già da qualche anno veniva celebrata in alcuni paesi per via di una vicenda avvenuta a Chicago, negli Stati Uniti, nel periodo in cui i sindacati cercavano di ottenere una giornata lavorativa limitata a 8 ore.

L’episodio è noto come Haymarket Affair e risale al 1886. In quel periodo gli Stati Uniti erano già in una fase avanzata del processo di industrializzazione e i sindacati erano forti e ben organizzati. Per il primo maggio fu organizzato uno sciopero generale in tutto il paese, definito dai sindacati “La Grande Rivolta”, vista con notevole preoccupazione dalle questure delle maggiori città.

Le manifestazioni proseguirono nei giorni successivi e il 3 maggio i lavoratori di una fabbrica produttrice di mietitrebbie chiamata McCormick si scontrarono con la polizia. Gli agenti avevano ricevuto ordine di reprimere le proteste anche con la violenza e alcuni di loro spararono agli operai ferendone diversi e uccidendone sei. In risposta, un’associazione anarchica di lavoratori organizzò una nuova manifestazione il giorno successivo, in piazza Haymarket, dove si teneva il mercato delle macchine agricole. Doveva essere una protesta pacifica, tant’è che presenziò brevemente anche il sindaco di Chicago, ma verso la fine, quando gli agenti di polizia intervennero per sgomberare gli operai, qualcuno tirò verso di loro una bomba. L’esplosione uccise sette agenti e ne ferì sessanta. Subito dopo, la polizia sparò sulla folla e uccise tre manifestanti.

Il responsabile del lancio della bomba non fu mai accertato, ma dopo la manifestazione di quel giorno l’isteria anti-operaia e anti-socialista – già piuttosto alta – si diffuse ancora di più. Quasi tutta la stampa americana accusò i lavoratori immigrati di terrorismo anti-americano, alimentando un clima già tesissimo che portò all’arresto di centinaia di sospetti in tutto il paese. Sebbene non sia mai stato trovato il responsabile dell’attacco, otto anarchici furono accusati di cospirazione e omicidio, nonostante alcuni di loro non fossero neanche presenti alla manifestazione di Haymarket. Il processo che seguì le accuse fu sbrigativo e portato avanti con il chiaro obiettivo di ottenere una condanna: furono presentate prove false e la giuria era manipolata.

Tutti gli accusati furono condannati a morte. In un secondo momento due delle condanne furono commutate in carcere a vita, mentre a uno degli otto imputati furono dati 15 anni di prigione. Un altro ancora si suicidò in carcere in circostanze mai chiarite. Gli altri quattro furono impiccati l’11 novembre 1887.

I fatti di Chicago compattarono le organizzazioni sindacali e socialiste anche fuori dagli Stati Uniti, in un movimento che portò la Seconda Internazionale a istituire una giornata internazionale dei lavoratori il primo maggio per commemorare i morti di Chicago. Nel 1894 il presidente degli Stati Uniti Grover Cleveland, insospettito dall’origine socialista della festa del primo maggio, approvò una legge che istituiva un’altra giornata dedicata ai lavoratori, il Labour Day, che si teneva già in alcuni stati americani il primo lunedì di settembre e ancora oggi si celebra negli Stati Uniti e in Canada.

In Italia la Festa del lavoro si lega anche a un altro evento storico, la strage di Portella della Ginestra, una località in provincia di Palermo. Il primo maggio 1947 una folla di lavoratori si trovava lì per celebrare la ricorrenza – sospesa durante il fascismo ma poi ristabilita dopo la Seconda guerra mondiale – e per protestare contro il latifondismo. Sul luogo però c’erano anche gli uomini del bandito Salvatore Giuliano, che aveva rapporti sia con i monarchici sia con la mafia. Giuliano e i suoi uomini spararono sulla folla uccidendo sul momento 11 persone (un’altra morì in seguito a causa delle ferite) tra cui due bambini. Altre 27 furono ferite. I mandanti della banda di Giuliano non furono mai scoperti.

Oggi il primo maggio di ogni anno, in Italia come quasi in tutto il mondo, non si lavora ma si organizzano manifestazioni e raduni per invocare alcuni diritti, rivendicarne altri o semplicemente riaffermare quelli acquisiti.