(ANSA/Riccardo Bortolotti)

Il magistrato Paolo Storari è stato assolto dall’accusa di rivelazione di segreto d’ufficio per il cosiddetto “caso Amara”

La giudice dell’udienza preliminare di Brescia, Federica Brugnara, ha assolto il pubblico ministero di Milano Paolo Storari dall’accusa di rivelazione di segreto d’ufficio, nel processo di primo grado svolto con rito abbreviato per il cosiddetto “caso Amara” dal nome dell’avvocato Piero Amara, per anni consulente legale di Eni. Storari è stato assolto perché secondo la giudice il fatto non costituisce reato: le motivazioni della sentenza saranno rese pubbliche entro 15 giorni.

Il “caso Amara” ha a che fare con alcuni verbali segreti contenenti accuse di Amara contro alti esponenti del mondo politico e giudiziario, e che sarebbero stati fatti circolare tra i magistrati e consegnati ad alcuni giornalisti. In questi verbali Amara faceva riferimento a una presunta organizzazione segreta chiamata “Ungheria” in grado di condizionare la vita politica e giudiziaria del paese.

Nell’aprile del 2020 Storari consegnò al magistrato Piercamillo Davigo i verbali degli interrogatori di Amara riguardanti la presunta associazione segreta. Storari decise di dare i verbali a Davigo, all’epoca membro del Consiglio Superiore della Magistratura, ritenendo che le dichiarazioni di Amara non stessero ricevendo adeguata attenzione dalla procura di Milano. Poco dopo, la consegna dei verbali divenne pubblica e Storari e Davigo vennero indagati dalla procura di Brescia (competente per i reati che riguardano i magistrati di Milano), che riteneva che la consegna fosse avvenuta «in assenza di una ragione d’ufficio che autorizzasse il disvelamento del contenuto di atti coperti dal segreto investigativo e senza investire i competenti organi istituzionali deputati alla vigilanza sull’attività degli uffici giudiziari».

– Leggi anche: Alla Procura di Milano è “la fine di un’era”

Diversamente da Storari, Davigo aveva scelto di essere processato con rito ordinario, e a fine febbraio è stato rinviato a giudizio.

Continua sul Post