Gotham City, Scozia

In teoria la città fittizia di Batman è negli Stati Uniti, ma Glasgow si sta affermando come controfigura

(Jeff J Mitchell/Getty Images)
(Jeff J Mitchell/Getty Images)

A Glasgow, la città più grande della Scozia, succede ormai con una certa frequenza di dover diventare Gotham City, la città di Batman e di molti suoi sodali e nemici. In questi ultimi anni, Glasgow è diventata Gotham per BatgirlFlash e soprattutto per The Batman, l’atteso film in cui “l’uomo pipistrello” è interpretato da Robert Pattinson. È senz’altro un bene per le casse della città e per la crescita dell’industria cinematografica scozzese. Tuttavia, come sa bene chi conosce anche vagamente la storia di Batman, la città di Gotham City è nota per essere cupa, malfamata e decadente: non esattamente una attraente meta turistica.

(Jeff J Mitchell/Getty Images)

Gotham City – o più semplicemente Gotham – fu menzionata per la prima volta nel 1940, in una delle prime storie a fumetti con Batman protagonista. Alcune mappe posizionano questa città fittizia nel New Jersey ed è soprattutto ispirata a Chicago e New York. In un’efficace sintesi usata per confrontare Metropolis (la città di Superman) e Gotham, si dice che Metropolis sia New York di giorno e Gotham New York di notte. Già prima di Batman, comunque, Gotham era uno dei tanti soprannomi di New York: a darglielo fu nell’Ottocento lo scrittore Washington Irving, sulla base di un non lusinghiero parallelismo con il vero paesino inglese di Gotham. La storia di Gotham così come è raccontata nei fumetti inizia nel Diciassettesimo secolo, proprio come New York.

Glasgow – un nome che secondo l’etimologia più accreditata e diffusa significa “piccola valle verde” – è nel sud-ovest della Scozia. Nel Diciassettesimo secolo, da piccolo borgo abitato da circa 30mila persone quale era, diventò un punto di snodo nei commerci mondiali. Con la Rivoluzione industriale, tra il Settecento e l’Ottocento, crebbe ancora, fino ad arrivare a essere definita “la seconda capitale dell’impero” (dopo Londra). Col tempo la città si dedicò sempre più ai cantieri navali (all’inizio del Novecento vi si fabbricava un quinto delle navi di tutto il mondo). Negli anni, Glasgow ha avuto problemi di sovrappopolazione, periodi di crisi (se ne parlò come del “cadavere di una città industriale”) e una serie di questioni che la resero nota come “il malato d’Europa”.

Negli ultimi decenni, Glasgow ha provato però a puntare anche su qualcosa di diverso dal suo passato industriale, provando a farsi conoscere anche per altro e puntando sulla riqualificazione in chiave moderna di molti suoi spazi e quartieri vecchi e piuttosto grigi. Nel 1990 fu nominata Capitale europea della cultura, nel 2003 fu Capitale dello sport e pochi mesi fa ospitò la conferenza sul clima COP26. Tra le altre cose, Glasgow sta anche investendo sui satelliti: se ne producono più lì che in qualsiasi altro luogo d’Europa.

Certi suoi paesaggi e scorci restano però difficili da cambiare. Per chi non ci è stato, Trainspotting – uscito nel 1996 e ambientato nella ben più fotogenica Edimburgo – fu girato, tranne che per la celebre scena iniziale, quasi tutto a Glasgow.

Trainspotting a parte, le produzioni cinematografiche straniere iniziarono a scegliere Glasgow una decina di anni fa, in fuga dalle ben più costose città statunitensi, New York su tutte. Fu scelta perché vi si parlava inglese, perché certi suoi paesaggi e ambienti potevano ricordare quelli presenti dall’altra parte dell’oceano Atlantico ma, come ha di recente raccontato il Wall Street Journal, anche per un altro motivo: il suo “layout a griglia”, con strade spesso perpendicolari le une alle altre, «è inconsueto per il Regno Unito, e comodissimo quando si vuole far passare le sue vie per quelle di una qualche città della costa est degli Stati Uniti».

Nel 2013, a Glasgow fu girata per esempio la complicata scena di apertura di World War Z, ambientata a Philadelphia, in Pennsylvania. Jennifer Reynolds, che lavora al Glasgow Film Office, che si occupa dei rapporti tra amministrazione e produzioni cinematografiche, ha detto che in quell’occasione la città scelse di chiudere un’intera sua area per due settimane, che la cosa fu molto apprezzata dalla troupe del film e che si generò una sorta di «effetto passaparola» di cui la città potè poi beneficiare. A questo, si aggiungono una serie di iniziative avviate nel 2018 grazie all’ente Screen Scotland, dedicato a incentivare le attività scozzesi nel cinema.

Dopo World War Z, da Glasgow passarono tra le altre le produzioni di Cloud Atlas, Hobbs & Shaw, e del prossimo Indiana Jones, la cui uscita è prevista per il 2023.

Negli ultimi anni, Glasgow è poi riuscita, come ha scritto il Wall Street Journal, «a trovare il modo di interpretare più volte Gotham». È merito della già citata somiglianza con certe città statunitensi, cui si aggiunge «un peculiare mix di architetture neoclassiche e vicoli fuligginosi».

(Jeff J Mitchell/Getty Images)

Secondo l’amministrazione cittadina, solo nel 2021 Glasgow ha guadagnato circa 50 milioni di euro grazie ai soldi spesi dalle produzioni cinematografiche e televisive impegnate in città, e c’è anche chi spera che un eventuale successo dei film – in particolare di The Batman – possa far aumentare l’affluenza di turisti.

Sebbene ci sia chi ritiene poco lusinghiero diventare noti come una vera Gotham City, uno scrittore di Glasgow appassionato di Batman ha detto, intervistato dal Wall Street Journal, che «chiunque conosca la città e ami Batman capisce bene il parallelismo tra le due città». La somiglianza tra le due città è in parte spiegata dal fatto che negli anni Novanta e nei primi anni Duemila molti fumetti con Batman protagonista furono disegnati da Frank Quitely, nome d’arte di Vincent Deighan, nato e cresciuto a Glasgow. «La mia esperienza personale ha dato forma a come ho disegnato Gotham», ha detto: «ed è divertente pensare che ora Gotham torni a Glasgow».