L’adolescenza raccontata come un susseguirsi di stati alterati

La serie "Euphoria" utilizza e cambia le regole del teen drama: lo racconta un nuovo podcast con Andrea Delogu

©2022 Home Box Office, Inc. All rights reserved. HBO® and all related channels and service marks are the property of Home Box Office, Inc.
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Il concetto di genere applicato ai testi letterari può essere fatto risalire all’antichità, a Platone e Aristotele. È diventato poi centrale a partire soprattutto dal Novecento, quando ha iniziato a identificare anche un processo di standardizzazione e differenziazione degli oggetti culturali, progressivamente considerati dei veri e propri “prodotti”. Nel campo dei media, a partire dall’analisi del cinema americano si sviluppano molti dei moderni studi sul tema, applicabili anche ad altri testi audiovisivi, come quelli televisivi.

In generale, potremmo dire che il genere è l’insieme di strutture e forme che va al di là del singolo prodotto, e che determina non solo come è costruito un testo ma anche come viene fruito. Il genere infatti promette qualcosa al pubblico: abbiamo aspettative diverse di fronte a una commedia romantica o un film di guerra. I generi poi cambiano nel tempo, perché cambiano la cultura e la società in cui nascono: uno sceneggiato degli anni Cinquanta è diverso da una serie odierna, tanto che li chiamiamo con nomi differenti, pur essendo entrambi prodotti di finzione.

Anche i generi televisivi hanno dunque una loro storia, lunga ormai diversi decenni e che arriva fino ai nostri giorni. Prova così a raccontare alcuni programmi proprio a partire dal loro genere il nuovo podcast di 24Ore System per Sky dal titolo Ed è solo l’inizio, condotto da Andrea Delogu, che è possibile ascoltare qui. Attraverso una serie di interviste con registi, attori, cantanti, opinionisti, il podcast analizza come alcuni programmi in onda su Sky e sul suo servizio in streaming Now utilizzino e allo stesso tempi innovino il genere di cui fanno parte, dal teen drama al supernatural, dal prison drama al documentario ambientalista.

La prima puntata, dedicata alla serie Euphoria, ha per ospite la modella, influencer e attivista Giorgia Soleri. Segue quella dedicata alla serie italiana Christian, che vede dialogare con Delogu il regista e produttore creativo Stefano Lodovichi e l’attore Claudio Santamaria. La terza puntata racconta invece Il Re, serie in onda a marzo, con protagonista Luca Zingaretti, ospite del podcast. Infine l’ultimo appuntamento è dedicato alla serie documentaria Effetto Terra con Francesca Michielin, ospite sempre di Delogu. 

Il primo genere affrontato è dunque il teen drama grazie a Euphoria, serie arrivata alla sua seconda stagione. Il teen drama racconta i teenager, cioè gli adolescenti, che sono anche il pubblico cui si rivolge principalmente questo tipo di prodotti. Con il passare degli anni, però, il teen drama ha saputo affrontare tematiche sempre più complesse e con innovazioni stilistiche tali da catturare anche l’interesse di un pubblico più adulto.

I teenager sono spesso stati presenti nelle serie tv americane di ambientazione famigliare, ma è a partire dagli anni Novanta che conquistano un’autonomia narrativa, e il teen drama nasce e si sviluppa, diffondendosi poi anche con prodotti autoctoni sulle tv europee. I teenager diventano protagonisti grazie a un meccanismo di identificazione reso ancora più forte dalla serialità della tv: di puntata in puntata, e quindi di settimana in settimana, e poi di anno in anno, i giovani spettatori crescono insieme ai protagonisti sullo schermo.

È possibile distinguere due sottogeneri: il teen drama di ambientazione realistica e quello di ambientazione fantastica, grazie all’ibridazione con altri generi come l’horror, il fantasy, la fantascienza. Il centro del racconto è sempre il cosiddetto gruppo dei pari, cioè il gruppo di adolescenti, tra loro connessi grazie a legami di amicizia e di appartenenza. Costituisce quasi una famiglia parallela, e talvolta opposta, a quella di origine. Quest’ultima e il mondo degli adulti sono una realtà a parte da cui affrancarsi e rendersi autonomi. Ambiente ricorrente è poi quello scolastico, prima vera ribalta sociale con la quale i giovani si confrontano.

Il teen drama può anche essere letto come un proseguimento tanto del romanzo di formazione quanto del romanzo per ragazzi. Questo perché mette spesso in scena un percorso di crescita: i protagonisti affrontano una serie di eventi e si confrontano con diversi temi che innescano un lento mutamento, e una progressiva entrata nell’età adulta. L’adolescente è così alla ricerca di una sua nuova identità, percorso che affronta spesso con un senso di solitudine, diversità, alienazione. Questa oscillazione costante è uno dei punti di forza del teen drama. Durante questi decenni però ogni serie ha interpretato questa dinamica in maniera diversa, calandola nel contesto storico e sociale del momento e provando così a raccontare generazioni differenti. Senza dimenticare che, essendo un prodotto di finzione, il teen drama mette sempre in scena non l’adolescenza così com’è ma una sua rappresentazione, secondo gli stili narrativi e visivi di un determinato periodo.

In questo lungo percorso si inserisce Euphoria, serie prodotta dalla HBO, canale via cavo statunitense dallo stile narrativo raffinato, in Italia in onda su Sky e in streaming su Now. La serie fa proprie alcune caratteristiche del genere, ma con uno stile esplicito e crudo, talvolta surreale. La protagonista Rue (interpretata da Zendaya) si distanzia subito da altre rappresentazioni televisive di adolescenti: scopriamo che soffre di disturbi d’ansia fin da bambina e ha un problema di dipendenza da sostante stupefacenti. «Quello che nessuno riesce a capire è che solamente con le droghe riesco a essere me stessa» sostiene Rue in un episodio della seconda stagione. La ragazza è nata tre giorni dopo l’11 settembre, e questo già segna in maniera tanto concreta quanto metaforica la sua appartenenza generazionale: Euphoria racconta infatti la cosiddetta Generazione Z, di cui Zendaya è diventata secondo molti il volto più rappresentativo.

Euphoria è un adattamento libero di una miniserie israeliana dall’omonimo titolo. È frutto del lavoro creativo di Sam Levinson, attore, regista e sceneggiatore che in passato ha avuto problemi di dipendenza. Sesso, droga, relazioni disturbate, abusi via internet, violenza, disagio, nevrosi: sono alcuni dei temi con cui i protagonisti si devono confrontare, in maniera sempre estrema e in un clima di tensione crescente, seppur con qualche parentesi di tenerezza. Come suggerisce il titolo, l’adolescenza sembra essere un susseguirsi di stati alterati, a metà tra magia e follia.

«Avevo bisogno di una serie che parlasse di questo tipo di esperienze in modo crudo e privo di semplificazioni superficiali o moraliste»: così Giorgia Soleri definisce la serie nel podcast Ed è solo l’inizio. «Mi sono molto rivista nella grande energia che si ha a quell’età accompagnata spesso da una grande ingenuità»: il resto del dialogo tra Soleri e Delogu potete ascoltarlo qui, insieme alle altre puntate del podcast.