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  • Mercoledì 2 febbraio 2022

La Spagna potrebbe avere la sua prima grande inchiesta sugli abusi sessuali nella Chiesa

La proposta dovrà essere votata dal parlamento, dove i numeri ci sono: nel frattempo si sta muovendo anche il sistema giudiziario

Il cardinale e presidente della Conferenza episcopale spagnola 
Juan José Omella celebra messa alla cattedrale di Barcellona, 9 aprile 2020 (AP Photo/Emilio Morenatti)
Il cardinale e presidente della Conferenza episcopale spagnola Juan José Omella celebra messa alla cattedrale di Barcellona, 9 aprile 2020 (AP Photo/Emilio Morenatti)

La scorsa settimana tre partiti spagnoli hanno presentato al parlamento la richiesta di creare una commissione di inchiesta per indagare sui casi di pedofilia e gli abusi sessuali nella Chiesa cattolica del paese: l’obiettivo, si legge nell’iniziativa, è indagare l’esistenza «di reti all’interno della Chiesa cattolica che perpetuano, facilitano e insabbiano le aggressioni sessuali», e ottenere «informazioni necessarie per poter programmare politiche pubbliche di prevenzione e cura delle vittime».

La creazione della commissione richiederà ora vari passaggi, soprattutto politici, ma se dovesse essere approvata e avviata, scrive il quotidiano El País, sarebbe una notizia storica: «La Spagna interromperebbe la sua inerzia sulla questione». Finora la Spagna, assieme all’Italia, è uno dei pochi grandi paesi in cui non è stata svolta alcuna indagine ufficiale sull’entità del problema degli abusi sessuali da parte del clero.

– Leggi anche: Che cause ha la pedofilia nella Chiesa

I partiti che hanno sostenuto e presentato la richiesta sono Unidas Podemos, ERC, principale partito indipendentista catalano, ed Euskal Herria Bildu (EH Bildu), coalizione di centrosinistra formata da partiti nazionalisti baschi. Secondo il regolamento della Camera, le commissioni di inchiesta possono essere avviate «su qualsiasi materia di interesse pubblico» e su proposta del governo, dell’ufficio di presidenza, di due gruppi parlamentari o di un quinto dei membri della Camera.

Il 31 gennaio i consulenti legali del parlamento si sono espressi a favore dell’ammissione della richiesta: hanno cioè certificato che le tre formazioni che l’hanno presentata soddisfano i requisiti formali per poterlo fare. Ora la richiesta dovrà essere calendarizzata e votata in aula dalla maggioranza dei deputati. L’iniziativa potrà però concretizzarsi solo se i socialisti daranno il loro sostegno poiché i tre partiti in questione, da soli, non hanno i numeri.

Per ora il Partito socialista (PSOE) ha mostrato disponibilità verso l’apertura di un’inchiesta sugli abusi nella Chiesa, anche se non ha ancora preso una posizione ufficiale sulle modalità con le quali procedere: «Continuiamo a valutare le opzioni», hanno fatto sapere lunedì dal partito. Si sono espressi in linea generale a favore anche Ciudadanos e i baschi del PNV, che hanno però chiesto un’indagine che non coinvolga il parlamento e che sia piuttosto affidata a una commissione indipendente di esperti nominata dal governo, che poi presenterà al parlamento la relazione finale.

I due partiti di destra e estrema destra, Partito Popolare e Vox, hanno invece annunciato la loro netta opposizione a qualsiasi forma di inchiesta ufficiale.

In questi giorni, Miguel Ángel Hurtado, una vittima di abusi al monastero di Montserrat, vicino a Barcellona, ha raccolto più di 50 mila firme in un solo giorno per creare una commissione indipendente. A suo avviso, «una commissione parlamentare non è la sede migliore» per indagare sulla pedofilia nella Chiesa, «per mancanza di capacità».

L’ipotesi di una commissione indipendente, scrivono i giornali spagnoli, potrebbe essere un buon compromesso per i socialisti che, in questo momento, stanno cercando di rafforzare i loro rapporti con la Chiesa, come dimostra una recente trattativa sulle proprietà della Chiesa andata a buon fine, per il governo, tra il presidente del governo del PSOE Pedro Sánchez e il presidente della Conferenza episcopale spagnola, Juan José Omella. «Siamo d’accordo a indagare e risarcire le vittime», ha dichiarato il portavoce socialista al Congresso, Héctor Gómez, «ma dobbiamo evitare che questo diventi uno spettacolo politico».

Jaume Asens, presidente del gruppo parlamentare di Unidas Podemos, al termine di un incontro con alcune vittime di abusi che si è svolto al parlamento la scorsa settimana, ha ribadito la sua richiesta di sostenere l’iniziativa della commissione governativa alle altre formazioni politiche, e in particolare al Partito socialista: «Che si posizionino dalla parte delle vittime e del Papa, non dalla parte di coloro che hanno abusato e che ora vogliono insabbiare. Crediamo che queste siano le uniche due opzioni esistenti: o stare con le vittime o stare con i carnefici».

Negli ultimi anni diversi governi nel mondo hanno scelto di indagare sugli abusi sessuali commessi nella Chiesa. In Australia, in Francia, in Irlanda o nei Paesi Bassi sono state create commissioni indipendenti, ma ci sono paesi in cui è stato direttamente il parlamento ad assumere su di sé tale responsabilità: in Belgio nel 2011, ad esempio.

– Leggi anche: L’importante ammissione di responsabilità della Chiesa francese sugli abusi

Nella petizione per creare la commissione di indagine spagnola si chiede anche di capire se ci sia stata «qualche responsabilità politica nell’occultamento» degli abusi. Se verrà creata, dunque, la commissione non indagherà soltanto sulla portata e sul sistema di insabbiamento degli abusi sessuali su bambini e adolescenti all’interno della Chiesa, ma anche sul grado di coinvolgimento nel mantenere il silenzio da parte di organizzazioni e istituzioni pubbliche spagnole.

Finora, la Chiesa spagnola ha avviato qualche indagine interna, ma in modo frammentato e senza alcuna trasparenza. Sono circa 70 in tutto il paese le diocesi o gli ordini religiosi che stanno indagando sui propri specifici casi, e ognuna con i propri criteri. La Chiesa spagnola si è invece sempre rifiutata di avviare in modo sistemico e centralizzato le indagini, col risultato che non si ha una visione d’insieme del fenomeno degli abusi in Spagna né un’idea della portata numerica dei casi.

L’unico resoconto generale è quello fatto lo scorso anno da El País in cui si parla di almeno 1.200 vittime. L’inchiesta del quotidiano – che documentava come cardinali e vescovi o non avessero avviato le indagini previste, oppure avessero cercato di proteggere gli abusatori – era stata consegnata lo scorso dicembre sia alla Conferenza Episcopale spagnola che, direttamente, a un assistente del Papa. In quell’occasione i vescovi spagnoli avevano dichiarato di non ritenere opportuna la creazione di una commissione indipendente e di continuare a preferire la strada delle segnalazioni individuali presso le singole diocesi.

I giornali spagnoli hanno scritto che sulla questione degli abusi sessuali nella Chiesa spagnola si starebbe muovendo anche il sistema giudiziario, oltre al parlamento: secondo fonti del País, la Procura generale spagnola avrebbe chiesto ai suoi uffici regionali di inviare nel giro di dieci giorni la documentazione su tutte le denunce e tutti i casi di aggressioni e abusi sessuali su minori compiuti da personale di qualunque ente ecclesiastico. In questo modo, la Procura starebbe cercando di farsi un quadro più generale degli abusi per valutare l’apertura di un’inchiesta, anche se buona parte dei casi, scrive sempre il País, non viene denunciata.