Barcellona vuole diventare un grande centro per i superyacht
Il governo locale punta a sviluppare l'economia legata al mare, per esempio attirando i miliardari, ma il progetto non piace a tutti
L’amministrazione locale di Barcellona e alcune società private che operano nel porto cittadino vogliono trasformare la città in un nuovo centro mondiale per i cosiddetti superyacht, le imbarcazioni di lusso che arrivano a misurare anche varie decine di metri. Attirare miliardari stranieri che possiedono grosse imbarcazioni e sviluppare una serie di servizi collegati alla loro manutenzione fa parte dei piani della città per investire di più sull’economia legata al mare: secondo le previsioni, il progetto servirà per creare posti di lavoro, risollevare l’economia e incrementare il turismo, ma non tutti ritengono che questi interventi siano utili ed equi.
A settembre le autorità locali hanno annunciato che la marina privata di Port Vell, nel centro di Ciutat Vella, la città vecchia, investirà 20 milioni di euro per trasformare un’area del porto nel più grande centro destinato ai superyacht del Mediterraneo.
Ignacio Erroz, direttore generale di Port Vell, ha detto che il progetto prevede di ampliare leggermente la marina per completare 23 nuovi ormeggi che possano ospitare yacht lunghi fino a 70 metri entro la fine del 2023; successivamente sono previste anche la riqualificazione paesaggistica dell’area e la realizzazione di un nuovo sistema di fornitura del carburante, con l’obiettivo di ridurre il rischio di contaminazione ambientale e migliorare la sicurezza dell’infrastruttura.
Il porto di Barcellona è già attrezzato per ospitare alcuni superyacht, che vengono ormeggiati lì per la manutenzione nelle stagioni di minor utilizzo, solitamente primavera e autunno. La società che cura la manutenzione degli yacht si chiama MB92: ha 180 dipendenti, gestisce una quarantina di spazi nel porto e impiega anche un migliaio di artigiani esterni a cui appalta lavori più piccoli, come quelli di pittura e falegnameria.
Tra le imbarcazioni che attualmente sono ormeggiate a Barcellona per qualche intervento c’è Solaris, che è di proprietà del miliardario russo Roman Abramovich, ha otto ponti ed è costato 600 milioni di dollari.
Port Vell è di proprietà di una società di investimenti del Qatar e di un gruppo di investitori guidato dal miliardario russo Vagit Alekperov, che è il presidente della più grande compagnia petrolifera russa (Lukoil) e uno dei partner del fondo di investimento che ha le quote di maggioranza di MB92.
Non è la sola società ad aver investito nella trasformazione del porto di Barcellona con lo scopo di attirare nuovi turisti e incrementare l’economia: di recente infatti l’autorità portuale della città, guidata da un governo di centrosinistra, ha approvato la costruzione di un nuovo terminal dedicato alle navi da crociera, che dovrebbe aprire nel 2024. Sono in corso anche lavori per sistemare Port Olímpic, il porto sportivo che era stato realizzato per le Olimpiadi del 1992 e adesso ospita circa 700 ormeggi.
In un’intervista al New York Times, il vicesindaco di Barcellona Jaume Collboni ha detto che la diversificazione sta diventando molto importante soprattutto per via degli effetti della pandemia da coronavirus, che hanno avuto pesanti conseguenze sul turismo e hanno portato l’amministrazione locale a dover cercare di creare nuovi posti di lavoro. In questo senso, sembra comprensibile puntare su interventi che permettano di sviluppare l’economia legata al mare, tra cui appunto il settore dei grandi yacht, che è già in forte crescita.
Secondo le ricerche del settore, attualmente in tutto il mondo esistono circa 5.700 yacht più lunghi di 30 metri e circa 370 “mega yacht”, che come Solaris sono lunghi più di 70 metri e sono stati richiesti soprattutto negli ultimi dieci anni. Gli affari per le aziende che si occupano di costruire i mega yacht stanno andando così bene che le prenotazioni per averne di nuovi sono ferme fino al 2025 e si stima che entro quell’anno la flotta sarà cresciuta del 15 per cento. Se si considera che il fatturato di MB92 nel 2021 è stato di 191 milioni di euro, 41 in più rispetto a quello del 2019, si può dire che le cose stiano andando bene anche per le società che seguono la loro manutenzione.
Il Barcelona Clúster Náutico, un’organizzazione fondata nel 2013 per incentivare lo sviluppo dell’economia attorno ai servizi marittimi, ha detto che le attività legate al porto hanno un fatturato totale di 3,75 miliardi di euro all’anno, pari al 4,3 per cento del prodotto interno lordo della città, e impiegano direttamente più di 15mila persone. In particolare, è stato calcolato che finora Port Vell abbia creato 3,1 posti di lavoro per ciascun ormeggio presente nella sua area di competenza. Uno studio commissionato da Port Vell alla società di consulenza PwC ha stimato inoltre che le attività della marina abbiano contribuito all’economia di Barcellona per circa 30 milioni di euro.
Ciononostante, ci sono state anche critiche nei confronti del suo ampliamento.
Parlando col New York Times, l’ex assessora del comune di Barcellona Gala Pin ha osservato che trasformare la città in un nuovo centro per i superyacht potrà anche attirare le persone più ricche del mondo, ma nella maggior parte dei casi queste trascorreranno le loro vacanze sulle loro imbarcazioni di lusso: non spenderanno soldi nei quartieri della città e non impiegheranno un equipaggio di Barcellona.
In più, secondo Pin, c’è anche un problema legato alla fruibilità del territorio, visto che l’area del litorale occupata dalla marina privata non sarà aperta ai residenti e ai turisti.
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