È morto Calisto Tanzi

Fu al centro di un enorme e discusso caso finanziario e giudiziario – il celebre “crac Parmalat” – per cui fu condannato a quasi 18 anni di carcere

Calisto Tanzi, il 4 novembre 2010 (ANSA/STR-BENVENUTI)
Calisto Tanzi, il 4 novembre 2010 (ANSA/STR-BENVENUTI)

È morto Calisto Tanzi, l’imprenditore che fondò Parmalat e la portò a essere una delle più importanti aziende alimentari italiane, prima che fallisse clamorosamente nel 2003 in un caso diventato poi celebre come “crac Parmalat”. Tanzi aveva 83 anni e viveva agli arresti domiciliari poco fuori Parma, proprio per conseguenza della condanna per bancarotta fraudolenta seguita al fallimento di Parmalat. Fu tra le altre cose anche proprietario della squadra di calcio del Parma, in un periodo di suoi grandi successi sportivi in cui fu l’unica “provinciale” a giocarsela con le grandi della Serie A, vincendo tre Coppe Italia e due Coppe UEFA (quella che oggi viene chiamata Europa League).

Tanzi nacque nel 1938 a Collecchio, in provincia di Parma, dove la sua famiglia aveva una piccola azienda di prodotti alimentari. Negli anni Sessanta la ampliò investendo sulla vendita porta a porta e aprendo un caseificio e un impianto di pastorizzazione, ma il vero successo nazionale e internazionale di Parmalat venne negli anni Settanta e Ottanta, quando Tanzi decise di confezionare il latte nel Tetra Pak e di sviluppare una tecnologia che permetteva di aumentarne il periodo di conservazione (UHT).

Un altro aspetto importante dei successi commerciali di Parmalat furono le pubblicità. Tanzi investì molto in campagne pubblicitarie innovative per l’epoca, soprattutto in ambito sportivo: dallo sci alla Formula 1, finendo all’inizio degli anni Novanta con l’acquisizione del Parma, che ebbe a lungo Parmalat come sponsor principale.

Nonostante la crescita e il successo internazionale dell’azienda, la gestione economica di Tanzi cominciò ad avere problemi già verso la fine degli anni Ottanta. All’epoca l’azienda era indebitata per circa cento miliardi di lire, ma il debito aumentò quando negli anni successivi Tanzi espanse la sua attività imprenditoriale anche ad altri settori, acquisendo varie società (televisioni, tour operator, aziende di acqua minerale). Le acquisizioni delle altre società venivano fatte con i soldi di Parmalat, che però era già fortemente indebitata – motivo per cui Tanzi aveva quotato in borsa la società.

Tanzi tentò di occultare i debiti con operazioni finanziarie fittizie e con una serie di società create appositamente alle isole Cayman e nei Caraibi. Infine, dopo un controllo sui bilanci della Consob nel 2003, fu scoperta la situazione reale del dissesto finanziario, di cui si parlò sui giornali per anni. Il cosiddetto “crac Parmalat” è stato definito «la più grande bancarotta e la più grande truffa d’Europa»: in totale il debito occultato dal falso in bilancio fu di circa 14 miliardi di euro. Per il solo reato di bancarotta fraudolenta Tanzi fu condannato a 17 anni e 5 mesi di carcere.