Quanti erano gli apostoli?

La risposta giusta è la più semplice, dodici, ma il conteggio è un po' complicato da Mattia e Paolo

Particolare del Cenacolo di Leonardo Da Vinci
Particolare del Cenacolo di Leonardo Da Vinci

Nell’editoriale di domenica scorsa in prima pagina su Repubblica, l’ex direttore e fondatore del giornale Eugenio Scalfari ha scritto di Dio e di Chiesa e a un certo punto, parlando della conversione di Paolo di Tarso, dice: «Gli apostoli erano tredici uno dei quali però tradì Gesù e lo denunciò alle autorità del Tempio di Gerusalemme dalle quali fu anche pagato per questa sua confessione».

È un passaggio che potrebbe far alzare le sopracciglia a chi ha sempre saputo, da cristiano, da ateo o da fedele di un’altra religione, che gli apostoli di Gesù erano dodici. È così infatti, ma da sempre esiste una certa ambiguità al riguardo, dovuta al fatto che secondo la tradizione esistono due apostoli diversi da quelli del nucleo originario, entrambi nominati dopo la morte di Gesù: Paolo e Mattia.

Nel Nuovo Testamento, la seconda parte della Bibbia composta da 27 libri fondamentali per la religione cristiana, il gruppo degli Apostoli appare compatto e tutto sommato coerente: erano dodici e furono scelti da Gesù che li chiamò uno per uno. L’evangelista Luca racconta: «Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli: Simone, che chiamò anche Pietro, e suo fratello Andrea; Giacomo e Giovanni; Filippo e Bartolomeo; Matteo e Tommaso; Giacomo, figlio d’Alfeo, e Simone, chiamato Zelota; Giuda, figlio di Giacomo, e Giuda Iscariota, che divenne traditore».

Negli elenchi degli apostoli che compaiono nei diversi Vangeli c’è però qualche difformità: nel vangelo di Marco al posto di Giuda figlio di Giacomo c’è Taddeo, che però dovrebbero essere la stessa persona (probabilmente Taddeo è un soprannome). In Giovanni invece c’è Natanaele al posto di Bartolomeo, ma anche in questo caso si tratta di due nomi che si riferiscono alla stessa persona, dato che Bartolomeo è un patronimico che significa “figlio di Tolomeo”.

Il termine «apostolo» deriva dal greco antico ἀποστέλλω, verbo che significa “inviare”, “mandare”. Secondo la tradizione cristiana, gli apostoli furono infatti gli inviati di Gesù con un compito preciso: quello di diffondere il suo messaggio. Come scrive Marco l’evangelista, Gesù «chiamò a sé quelli che egli volle ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici che stessero con lui e anche per mandarli a predicare e perché avessero il potere di scacciare i demòni».

Ma nonostante gli Apostoli fossero dodici, in certi affreschi medievali ne vengono raffigurati tredici. Il motivo è che a quell’epoca si diffuse un’iconografia che voleva Giuda raffigurato lontano dal tavolo dell’Ultima Cena, già chiaramente identificato come traditore. Ma per rendere l’idea di una Chiesa unita e invincibile, gli artisti forzarono il racconto dei Vangeli includendo nell’Ultima Cena anche Mattia, che invece secondo i Vangeli non vi partecipò mai, e che forse per questo viene considerato il tredicesimo apostolo.

Mattia diventò apostolo solo dopo il suicidio di Giuda, che secondo i Vangeli si uccise dopo essersi pentito per aver tradito Gesù e aver permesso così che fosse condannato alla crocifissione. Il Nuovo Testamento dà due versioni discordanti del modo in cui lo fece: secondo Matteo si impiccò, secondo gli Atti degli Apostoli invece «comprò un pezzo di terra con i proventi del suo delitto e poi precipitando in avanti si squarciò in mezzo e si sparsero fuori tutte le sue viscere. La cosa è divenuta così nota a tutti gli abitanti di Gerusalemme, che quel terreno è stato chiamato nella loro lingua Akeldamà, cioè “Campo di Sangue”».

In ogni caso, per ristabilire l’originario numero dodici, gli apostoli decisero di includere qualcun altro al posto di Giuda, che facesse da testimone della resurrezione di Gesù insieme agli altri. Come racconta il primo capitolo degli Atti degli Apostoli:

Ne furono proposti due, Giuseppe detto Barsabba, che era soprannominato Giusto, e Mattia. Allora essi [gli apostoli, ndr] pregarono dicendo: «Tu, Signore, che conosci il cuore di tutti, mostraci quale di questi due hai designato a prendere il posto in questo ministero e apostolato che Giuda ha abbandonato per andarsene al posto da lui scelto». Gettarono quindi le sorti su di loro e la sorte cadde su Mattia, che fu associato agli undici apostoli.

La storia di Paolo di Tarso è diversa, e il suo ruolo nel cristianesimo è decisamente più importante rispetto a quello di Mattia. Paolo, noto anche come Saulo o Saul, era un intellettuale ebreo che inizialmente secondo la tradizione evangelica osteggiava con forza il movimento dei discepoli di Gesù. Ma poi, a causa di un celebre episodio noto come “conversione di San Paolo”, si autonominò apostolo nonostante non avesse mai conosciuto Gesù, e fu tra i primi a fissare alcuni cardini della teologia cristiana mettendoli per iscritto in tredici testi a lui attribuiti, noti come “lettere di Paolo”. Prima di lui nessuno aveva ancora scritto nulla sulla religione di Gesù, i cui insegnamenti fino ad allora erano stati tramandati oralmente.

Secondo quanto raccontato negli Atti (capitolo 9), Paolo si convertì mentre stava andando a Damasco per farsi dare l’autorizzazione a catturare e consegnare i seguaci di Gesù. Lungo la strada cadde a terra e vide una luce accecante. Poi udì una voce che gli chiese: «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?». Dopodiché la voce gli ordinò di andare a Damasco dove «ti sarà detto ciò che devi fare». Paolo si alzò, ma una volta aperti gli occhi si accorse di essere cieco. Venne condotto a Damasco dove passò tre giorni senza bere e senza mangiare. Poi, sempre secondo il racconto del Nuovo Testamento, Gesù mandò da lui un certo Anania che lo guarì e gli fece tornare la vista.

A seguito di questa esperienza non fu più lo stesso e smise all’improvviso di avversare il movimento cristiano. Anzi, ne diventò il più esperto propugnatore. Come ha scritto Leonardo Tondelli nel suo blog sul Post:

Saul è insomma il classico tizio che arriva per ultimo e dopo un po’ la sa più lunga di tutti. Non ha conosciuto Gesù in vita, non ha assistito alla sua passione, eppure nel giro di pochi anni sarà lui a spiegare agli altri cosa hanno visto e in cosa credono di credere. D’altro canto cosa aspettarsi, da un intellettuale in un milieu di pescatori, dove quello che ha studiato di più (Matteo) aveva fatto ragioneria? Saul, che si autonominerà apostolo (=”inviato”), con gli apostoli veri, quelli che avevano mangiato il pane e bevuto il vino con Gesù, non è mai andato veramente d’accordo.

Anche se Paolo e Mattia vengono considerati apostoli extra numerum, cioè in più rispetto ai dodici scelti da Gesù, quelli che vengono considerati tali in senso stretto sono gli appartenenti al nucleo originario, che secondo la tradizione cristiana affiancò Gesù mentre era in vita.

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