Magnus Carlsen è ancora il campione mondiale di scacchi

Per la quinta volta consecutiva, dopo aver battuto il russo Ian Nepomniachtchi in un grande momento per la disciplina

(AP Photo/Jon Gambrell)
(AP Photo/Jon Gambrell)

Il norvegese Magnus Carlsen ha vinto i Mondiali di scacchi, iniziati il 24 novembre a Dubai, difendendo per la quarta volta il suo titolo, in questa occasione contro il russo Ian Nepomniachtchi. Carlsen ha vinto i Mondiali – che si giocano al meglio delle 14 partite – con 4 vittorie, 7 pareggi e nessuna sconfitta. Lo ha fatto nonostante un formato da lui criticato, che in passato aveva portato a moltissimi pareggi e che anche in questi giorni ha fatto riemergere alcune questioni che riguardano la direzione che gli scacchi potrebbero prendere nei prossimi anni.

Insomma, i Mondiali sono finiti grazie al dominio di Carlsen, uno dei migliori di sempre nella disciplina, ma hanno aperto un dibattito tra addetti ai lavori che proseguirà probabilmente per un po’.

Gli scacchi prima dei Mondiali
La sfida tra Carlsen e Nepomniachtchi, che era prevista per il 2020 ma che era stata spostata a causa della pandemia, conclude un biennio in cui la popolarità degli scacchi è cresciuta in modo considerevole. Anzitutto su internet, dove le applicazioni disponibili su smartphone e tablet hanno reso molto più semplice giocare e conoscere gli scacchi e dove le piattaforme di streaming hanno attirato una nuova quota di appassionati.

La federazione internazionale di scacchi dichiara quasi 5 milioni di scacchisti registrati e Anatolij Karpov, ex campione del mondo e protagonista fra il 1984 e il 1990 di cinque storiche sfide con Garry Kasparov, ha recentemente commentato: «oggi si disputano online 600 milioni di partite l’anno, è la seconda vita degli scacchi, e sarà molto lunga». Oltre a essere aumentati i giocatori, per gli scacchi sono aumentati anche gli appassionati e gli spettatori dei principali eventi mondiali, spesso commentati su Twitch o YouTube.

In tutto ciò si inserisce anche il grande successo della serie Netflix La regina degli scacchi, che parla del riscatto di una giovane orfana attraverso il gioco e che secondo la società di ricerche di mercato Npd Group, nelle prime settimane dopo la sua uscita fece aumentare negli Stati Uniti le vendite di scacchiere dell’87 per cento, e quelle dei libri sugli scacchi del 603 per cento.

La regina degli scacchi affrontava inoltre la questione che riguarda le donne e gli scacchi: tra i primi 100 giocatori al mondo 99 sono uomini, in gran parte a causa di un ambiente per lungo tempo avverso alle donne; l’unica donna in questo momento è la cinese Hou Yifan, 83esima in classifica. «Le scuole di scacchi sono ambienti molto maschili, poco attraenti per le ragazze», ha detto Nepomniachtchi e Judit Polgar – la più grande scacchista di sempre, arrivata tra i primi dieci al mondo – ha detto: «il problema è che ci sono più difficoltà e barriere sociali da superare». Ci sono tuttavia ragioni per credere che la diffusione degli scacchi online e in contesti nuovi rispetto al passato possa aiutare l’affermazione delle donne nella disciplina.

– Leggi anche: Gli scacchi della Regina degli scacchi

Intanto, comunque, i club online Chess.com e Chess24.com, hanno decine di milioni di utenti e siti come Guardian, New York Times, Wall Street Journal e FiveThirtyEight seguono gli scacchi con con frequenza e dedizione.

I Mondiali di scacchi
L’edizione appena terminata è stata più ricca delle precedenti ed è stata seguita da un gran numero di giornali e tv da tutto il mondo. Quest’anno i Mondiali sono stati inseriti nel programma dell’Expo di Dubai, sono stati presentati al teatro dell’Opera e prevedono un montepremi di due milioni di euro (60 per cento al vincitore e 40 per cento allo sconfitto). Le partite sono state giocate al Dubai Exhibition Center di fronte a un ristretto pubblico pagante e a un molto più ampio seguito di spettatori online.

Come largamente atteso da molti addetti ai lavori, le prime partite sono finite in parità. Per via del grande equilibrio e dell’altissimo livello di gioco di Carlsen e Nepomniachtchi, ma anche perché ormai spesso è così che va ai Mondiali, le cui partite si giocano attraverso un formato che privilegia la (relativa) lentezza e il ragionamento, e in cui i due sfidanti hanno due ore a testa per fare le prime quaranta mosse, e poi ulteriore tempo dalla 41esima mossa in poi.

È una condizione che rende più difficili gli errori e porta spesso gli scacchisti a stare sulla difensiva, magari nell’attesa che a sbagliare qualcosa sia l’altro. Grazie ai computer, che fuori dagli incontri aiutano gli sfidanti a studiare possibili mosse e contromosse, gli scacchisti sono sempre più preparati sugli avversari e nella maggior parte dei casi prolungano le partite per molte ore e portandole quasi sempre a uno stallo senza vincitori.

I pareggi e la lunghezza delle partite rappresentano oggi due dei principali limiti alla possibilità che il gioco risulti piacevole anche per i meno esperti. «Ho sempre sostenuto che sia necessario avere match più veloci ai Mondiali, per il pubblico non esperto sono molto più divertenti», sostiene Carlsen, che è peraltro considerato il migliore al mondo anche nel formato “rapido” (gare di 25 minuti) o “lampo” (in inglese “blitz”, con 5 minuti a disposizione per ogni giocatore). I due formati che sono previsti – e a cui in passato si era dovuto ricorrere – nel caso in cui le partite più lunghe finiscano in parità, e in cui a causa del minor tempo di riflessione gli errori si fanno più frequenti e l’esito meno scontato.

Questi Mondiali, però, sono stati diversi, perché dopo cinque pareggi in cinque partite (una al giorno, con alcuni giorni di riposo) nella sesta, iniziata il 3 dicembre e finita nelle prime ore del 4, è successo, come ha scritto il Wall Street Journal, «qualcosa di incredibile: qualcuno ha vinto». Quel qualcuno era Carlsen, dopo 136 mosse in quasi otto ore di partita (la più lunga nella storia dei Mondiali di scacchi).

È seguito un pareggio, nella settima, e poi nell’ottava Carlsen ha vinto di nuovo, questa volta in meno tempo e grazie a un errore di Nepomniachtchi, che prima ha offerto senza successo uno scambio di regine (che avrebbe quasi di certo condotto a un pareggio) e poi ha perso un pedone, aprendo la strada alla vittoria di Carlsen.

(AP Photo/Jon Gambrell)

È stato piuttosto evidente che Nepomniachtchi è andato in confusione, e dopo quella seconda vittoria Carlsen ha detto: «non sarebbe successa senza la prima, tutto è collegato». Carlsen ha poi vinto anche la nona partita, pareggiato la decima, e poi vinto l’undicesima e di conseguenza i Mondiali.

Magnus Carlsen, campione mondiale
Diventato Gran maestro a 13 anni Carlsen, è campione del mondo dal 2013 (i Mondiali sarebbero ogni due anni, negli anni pari, ma la questione è stata complicata da vicissitudini di vario genere), è senza dubbio il più forte scacchista in attività e secondo molti (e molti dati) uno dei migliori scacchisti di sempre insieme a Garry Kasparov e Bobby Fischer.

Nepomniachtchi, che conosce Carlsen da anni e che in passato era stato suo secondo (suo assistente e consigliere) era considerato un validissimo sfidante per via di uno stile di gioco aggressivo, intuitivo, imprevedibile, simile a quello di Carlsen e quindi teoricamente capace di metterlo in difficoltà.

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Uno stile che deve senz’altro molto al contributo che computer e intelligenze artificiali hanno dato agli scacchi, ma che, così come quello di Carlsen, è anche considerato piuttosto umano. Non a caso, sia Nepomniachtchi che Carlsen si approcciarono agli scacchi prima che un computer battesse il più grande scacchista al mondo e quando ancora l’approccio agli scacchi era molto analogico. «Penso che la generazione dei primi anni Novanta sia l’ultima cresciuta senza la grandissima influenza dei computer», ha detto Nepomniachtchi.

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Alla fine, però, Carlsen ha avuto la meglio anche questa volta, secondo alcuni osservatori perché è riuscito a essere ancora più umano di Nepomniachtchi, ancora più capace di deviare da ciò che l’avversario potrebbe aspettarsi da lui. «Dicono che gli scacchi siano come una foresta piena di spine e serpenti», ha detto Danny Rensch di Chess.com, «e Magnus [Carlsen] sa come portarci dentro gli avversari».

Come ha scritto sul Guardian Leonard Barden, che cura una rubrica sugli scacchi iniziata negli anni Cinquanta, ai prossimi Mondiali (che saranno nel 2023 e a cui Carlsen parteciperà di diritto, contro uno sfidante che sarà determinato da un apposito torneo) Nepomniachtchi potrebbe ripresentarsi con più esperienza e mettere più in difficoltà Carlsen. Ma tra i possibili sfidanti potrebbe esserci anche il promettente Alireza Firouzja, iraniano-francese di 18 anni. Resterà tuttavia da capire se Carlsen sceglierà di nuovo di partecipare a un torneo con queste regole e queste lunghe partite, o se magari riuscirà a far sì che vengano cambiate. Secondo Barden, Carlsen potrebbe però anche accettare – specie nel caso di una sfida contro Firouzja – di giocarsela in modo classico, con le regole attuali.