La Corte costituzionale polacca ha stabilito che parte della Convenzione europea dei diritti dell’uomo è incompatibile con la Costituzione del paese

Il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki, Varsavia, 11 settembre 2021 (Omar Marques/Getty Images)
Il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki, Varsavia, 11 settembre 2021 (Omar Marques/Getty Images)

La Corte costituzionale polacca ha stabilito che parte della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU) è incompatibile con la Costituzione del paese. L’incostituzionalità riguarda l’articolo 6 della Convenzione che garantisce il diritto a un processo equo, da parte di un «tribunale indipendente e imparziale». In Polonia la decisione sull’incompatibilità è stata presa da un tribunale che, oltre ad essere secondo molti uno strumento in mano al governo, è in questo caso giudice e parte in causa.

Dopo la decisione, il viceministro della Giustizia polacco, Sebastian Kaleta, ha parlato di «un grande giorno per lo stato di diritto e la sovranità polacca», aggiungendo che «un nuovo tentativo di interferire illegalmente dall’esterno con il sistema giudiziario polacco è stato fermato».

Lo scontro giudiziario a distanza tra varie istituzioni europee e la Polonia, diventata un paese a guida semi-autoritaria dopo la vittoria alle elezioni del 2017 del partito Diritto e Giustizia, di estrema destra, prosegue da anni e si è aggravato lo scorso luglio sulla questione della Sezione disciplinare della Corte suprema. Tra le altre cose, l’Unione Europea sostiene che quella sezione sia un organo che limita l’indipendenza e l’imparzialità dei giudici, e che quindi non garantisce il rispetto dello Stato di diritto in Polonia (principio su cui si basano le democrazie costituzionali moderne, e che implica il rispetto delle leggi da parte sia dei cittadini sia di chi li governa).

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