Fratelli d’Italia non andrà alla riunione dei partiti di estrema destra europei

Il progetto è creare un gruppo unico in Europa, ma Giorgia Meloni non lo condivide, a differenza di Matteo Salvini

Giorgia Meloni ospite a "Porta a Porta", 28 settembre 2021 (ANSA/ETTORE FERRARI)
Giorgia Meloni ospite a "Porta a Porta", 28 settembre 2021 (ANSA/ETTORE FERRARI)

La leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, ha fatto sapere che il suo partito non parteciperà all’incontro delle estreme destre europee organizzato per il 3 e 4 dicembre a Varsavia, in Polonia. Ufficialmente, scrive AdnKronos, Meloni ha fatto sapere che non potrà esserci per altri impegni. In realtà sembra che la leader di Fratelli d’Italia voglia allontanarsi dal progetto in corso da tempo per rafforzare l’alleanza transnazionale tra i partiti populisti di destra ed estrema europei, che ha come obiettivo la creazione di un gruppo unico in Europa e di cui la riunione di Varsavia sarà un’ulteriore tappa.

La Lega di Matteo Salvini è tra i principali promotori di questo progetto, mentre Fratelli d’Italia ha sempre mostrato scetticismo.

Lo scorso luglio, sedici partiti di destra ed estrema destra europei, tra cui Lega e Fratelli d’Italia, il francese Rassemblement National di Marine Le Pen, l’ungherese Fidesz di Viktor Orbán e il polacco Diritto e Giustizia (PiS), avevano firmato una “Dichiarazione sul futuro dell’Europa”. Sostenevano che l’Unione Europea stesse diventando «uno strumento per le forze radicali che vorrebbero portare avanti una trasformazione culturale e religiosa fino a costruire un Superstato europeo senza nazioni» e che ne starebbero distruggendo i valori fondanti.

La dichiarazione era stata presentata come un ulteriore progresso dei piani per rafforzare l’alleanza tra queste formazioni e come un nuovo passo per formare un unico gruppo sovranista di estrema destra al Parlamento europeo. In realtà la dichiarazione non includeva alcun tipo di riferimento a piani operativi concreti, ed era stata firmata tra un diffuso malcontento e scetticismo.

A livello di politica interna italiana, questa ipotetica alleanza avrebbe cambiato le appartenenze europee di Lega e Fratelli d’Italia. Oggi in Europa il partito di Meloni aderisce al Gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei, ECR, che include peraltro forze conservatrici più moderate e che conta su diversi incarichi estremamente importanti nelle istituzioni europee. La Lega fa invece parte del gruppo Identità e Democrazia ed è esclusa da ruoli e posizioni di potere.

La Lega è dunque tra i principali sostenitori del progetto di un’alleanza europea dell’estrema destra, insieme a Marine Le Pen che, in una recente intervista al Corriere della Sera, ha rilanciato il progetto dicendo che l’obiettivo è allargare «lo spettro delle forze politiche che hanno una visione comune» su alcuni temi. Facendo riferimento a Giorgia Meloni, Le Pen ha poi invitato la leader di Fratelli d’Italia a superare le «competizioni interne» a livello nazionale e a lavorare insieme per essere «l’avanguardia della rifondazione europea».

Già a luglio, subito dopo la firma della “Dichiarazione sul futuro dell’Europa”, Fratelli d’Italia aveva ribadito l’intenzione di rimanere dentro all’ECR, e secondo Repubblica aveva rimandato diverse volte la firma, convincendosi solo all’ultimo.

Dopo l’intervista di Le Pen al Corriere, Raffaele Fitto, di FdI e co-presidente di ECR, ha fatto sapere che un nuovo gruppo nel Parlamento europeo che riunisca le destre «non è all’ordine del giorno»: «Ribadiamo quanto deciso la settimana scorsa dalla riunione del gruppo e dall’ufficio di presidenza del gruppo ECR e confermiamo la volontà di mantenere unito e rafforzare il gruppo nella seconda metà del mandato».

Resta da vedere che cosa deciderà di fare il partito al governo della Polonia Diritto e Giustizia (PiS), che aderisce all’ECR con ben 24 deputati (ha dunque al suo interno il peso politico maggiore) e che è il promotore del nuovo incontro delle estreme destre europee: se uscisse dall’ECR verso il nuovo ipotetico raggruppamento lascerebbe comunque Fratelli d’Italia accanto a forze politiche di minor peso nel panorama europeo.