La splendida inattualità di Lauro de Bosis

«La sera del 3 ottobre di novanta anni fa, immediatamente dopo il tramonto, un piccolo aereo di fabbricazione tedesca partito da un aeroporto vicino a Marsiglia sorvolò più volte il cielo di Roma, scaricando sulle vie, sulle piazze, sui Palazzi del potere, 400 mila volantini che invitavano il re a fare il re e gli italiani a ribellarsi a un regime oppressivo e violento»

La sera del 3 ottobre di novanta anni fa, immediatamente dopo il tramonto, un piccolo aereo di fabbricazione tedesca partito da un aeroporto vicino a Marsiglia sorvolò più volte il cielo di Roma, scaricando sulle vie, sulle piazze, sui Palazzi del potere, 400 mila volantini che invitavano il re a fare il re e gli italiani a ribellarsi a un regime oppressivo e violento. Dopo aver compiuto indisturbato il suo bombardamento di carta – Mussolini tentò inutilmente di far levare in volo i caccia – si diresse verso la Corsica. Ma l’aereo, probabilmente a corto di carburante, s’inabissò nel Tirreno e non fu mai più ritrovato. A bordo c’era Lauro de Bosis, poeta e intellettuale finissimo, pilota inesperto ma coraggioso. Lauro aveva tutto quello che un giovane dei suoi tempi poteva desiderare: bellezza, ricchezza, fascino, cultura e una compagna di vita straordinaria, Ruth Draper, la più grande attrice di teatro americano di quell’epoca. Ma de Bosis amava la libertà più della sua stessa vita.

Nel suo testamento spirituale – composto alla vigilia del volo su Roma e significativamente intitolato Storia della mia morte – scrisse: “Io sono convinto che il fascismo non cadrà se prima non si troveranno una ventina di giovani che sacrifichino la loro vita per spronare l’animo degli italiani. Mentre durante il Risorgimento i giovani pronti a dar la vita si contavano a migliaia oggi ce ne sono assai pochi (…) Bisogna morire. Spero che dopo di me molti altri seguiranno e riusciranno infine a scuotere l’opinione pubblica”.

Il volo su Roma fu sicuramente uno smacco per Mussolini, per la sua tanto decantata aeronautica e, soprattutto, per i suoi servizi segreti, che davano la caccia a Lauro – diventato una specie di “primula rossa” dei suoi tempi – per mezza Europa. I giornali internazionali pubblicarono con grande rilievo, a tre giorni dalla sua incredibile impresa, la Storia della mia morte, suscitando consenso e ammirazione. Ma quel gesto temerario, preparato con cura e determinazione, e quel sacrificio di una giovane vita non produssero in Italia il risultato che Lauro aveva previsto e sperato. I giornali fascisti dedicarono al volo poche velenose righe. E non ci fu nessuna ribellione da parte della popolazione. Il nome e l’impresa di Lauro de Bosis furono rapidamente dimenticati, tranne nella stretta cerchia dei suoi amici esuli: Salvemini, Sturzo e pochi altri.

Anche con il ritorno della democrazia in Italia, del volo su Roma e del suo straordinario protagonista si è poi parlato di rado. I manuali di storia citano il volo di D’Annunzio su Vienna o le imprese aviatorie di Italo Balbo, ma di de Bosis non c’è quasi traccia.
La ragione di questo oblio è probabilmente da cogliersi nella circostanza che, dal punto di vista politico, il giovane de Bosis era un “apolide” e quindi nessuna famiglia politica del dopoguerra – comunisti, socialisti, azionisti, liberali, cattolici democratici – ne ha in qualche modo rivendicato l’appartenenza e custodito e alimentato il ricordo.

Ma forse c’è una ragione più profonda, inconscia: la modernità ci ha abituati a esercitare una rigorosa valutazione dei costi e dei benefici di ogni azione, a misurare il risultato dall’efficacia e non dalla nobiltà delle intenzioni.
Il sacrificio romantico, idealistico e – in fondo – improduttivo di Lauro de Bosis ci obbliga in qualche modo a fare i conti con la logica spietata e un po’ gretta dell’utilitarismo e a mettere in discussione il nostro metro di giudizio, fondato sul realismo che, spesso, fa rima con cinismo. L’attualità di Lauro de Bosis e del suo “folle volo” sta proprio qui: nella sua splendida, coraggiosa, pura e (per noi moderni) urticante inattualità.

– Leggi anche: Il volo di Lauro de Bosis

Giovanni Grasso
Giovanni Grasso

Giornalista e scrittore, dal 2015 è Consigliere per la stampa e la comunicazione della Presidenza della Repubblica: il suo ultimo libro, Icaro, il volo su Roma (Rizzoli, 2021) è dedicato alla storia di Lauro de Bosis e Ruth Draper.

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