L’ex senatore Denis Verdini è stato condannato a un anno di carcere per turbativa d’asta nell’ambito del caso Consip

(ANSA/GIUSEPPE LAMI)
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L’ex senatore Denis Verdini è stato condannato a un anno di carcere per turbativa d’asta nell’ambito di un filone del caso Consip, una complessa vicenda che riguarda presunti illeciti in una gara d’appalto bandita dalla Consip, la “centrale acquisti” della pubblica amministrazione. Verdini avrebbe proposto all’imprenditore napoletano Alfredo Romeo di tirarsi indietro per fare in modo che un’azienda vicina a Verdini – la Cofely – vincesse un importante appalto da 2,7 miliardi di euro: in cambio, Romeo avrebbe ricevuto il 30 per cento delle commesse dell’appalto. Nell’ambito della stessa inchiesta il tribunale ha inoltre deciso di rinviare a giudizio per traffico di influenze Tiziano Renzi, padre del leader di Italia Viva Matteo Renzi.

Verdini è stato condannato con rito abbreviato, con pena sospesa, e come lui sono stati condannati per turbativa d’asta anche l’imprenditore Ezio Bigotti e l’ex parlamentare Ignazio Abrignani. Tutti e tre sono stati invece assolti dall’accusa di concussione.

Renzi, che non aveva chiesto il rito abbreviato, sarà processato per traffico di influenze, mentre non è stato riconosciuto il reato di turbativa d’asta. Oltre a lui sono stati rinviati a giudizio l’ex parlamentare Italo Bocchino e gli imprenditori Carlo Russo e Alfredo Romeo. Romeo è accusato anche di turbativa d’asta e corruzione mentre Russo è accusato anche di tentata estorsione.

L’indagine Consip è complessa e delicata: è divisa in numerosi filoni di cui si occupano le procure di Roma e Napoli. Iniziò nel 2016, quando il magistrato di Napoli Henry John Woodcock cominciò a sospettare che l’imprenditore napoletano Alfredo Romeo avesse corrotto alcuni funzionari pubblici per ottenere appalti nel settore della sanità. Si è poi estesa a Consip, la grande società che si occupa di fare acquisti per buona parte della pubblica amministrazione.

Nel filone di inchiesta che riguarda Tiziano Renzi, i magistrati ipotizzano che quest’ultimo, insieme al suo amico Carlo Russo, avrebbe fatto pressioni sull’amministratore di Consip, Luigi Marroni, per favorire amici imprenditori nell’assegnazione di appalti. Uno degli imprenditori che sarebbero stati favoriti è proprio Alfredo Romeo.