La Corte Europea per i diritti dell’uomo ha stabilito che la Russia fu responsabile dell’omicidio del dissidente russo Alexander Litvinenko nel 2006

Alexander Litvinenko
Alexander Litvinenko in una foto del 2002 (AP Photo/ Alistair Fuller, File)

La Corte Europea per i diritti dell’uomo ha stabilito che la Russia fu responsabile dell’uccisione del dissidente russo Alexander Litvinenko, morto nel 2006 dopo essere stato avvelenato. Litvinenko era un ex agente dell’FSB (Federal’naja služba bezopasnosti), i servizi segreti russi che nella prima metà degli anni Novanta sostituirono il KGB. Dal 2000 si trovava a Londra, dove aveva chiesto e ottenuto asilo politico al governo britannico: morì a 43 anni al Barnet General Hospital di Londra, dove era ricoverato da 19 giorni per avvelenamento da polonio-210, una sostanza altamente tossica e radioattiva.

Un’inchiesta pubblica britannica nel 2016 concluse che Litvinenko era stato avvelenato da due russi, Andrei Lugovoi e Dmitry Kovtun, e che l’ordine di ucciderlo era stato «probabilmente approvato» dal presidente russo Vladimir Putin. Secondo la Corte Europea, Lugovoi e Kovtun avevano operato come «agenti dello stato russo»: inoltre la Corte ha detto che le autorità russe «non hanno portato avanti indagini interne abbastanza efficaci per ricostruire i fatti né per identificare e punire i responsabili dell’omicidio». Lugovoi, Kovtun e il governo russo hanno sempre negato il loro coinvolgimento in quanto accaduto.

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