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  • Giovedì 9 settembre 2021

Un pezzo di Messina vuole fare un comune a sé

E non sarebbe la prima volta che succede in Sicilia: la Regione intanto ha autorizzato un referendum che prima o poi si farà

(ANSA/FRANCESCO SAYA)
(ANSA/FRANCESCO SAYA)

La città di Messina rischia di perdere un pezzo, ma apparentemente in pochi se ne stanno preoccupando. La regione Sicilia già da tempo ha infatti autorizzato un referendum promosso da un comitato che riunisce le frazioni di Castanea delle Furie, Salice, Gesso, Massa San Giorgio, Massa Santa Lucia, Massa San Giovanni, Massa San Nicola (dove non risulta nemmeno un residente), Spartà, San Saba, Acqualadroni, Rodia, Ortoliuzzo e Piano Torre. L’obiettivo degli abitanti, o almeno di una parte, è staccarsi dalla città e costituire un comune a parte.

La Regione, proprio pochi giorni fa, ha sollecitato il sindaco di Messina Cateno De Luca a fissare una data e a fare il referendum. Se non succederà, il comitato chiederà comunque alla Regione di nominare un commissario con poteri sostitutivi, per far svolgere la consultazione entro la fine dell’anno.

Il nuovo comune, nelle intenzioni del comitato “scissionista”, si chiamerà Montemare: circa 8.800 abitanti che avrebbero sindaco e assessori propri. Disporrebbe, a quanto dichiara il comitato, di una rete stradale provinciale, quattro cimiteri suburbani, pozzi artesiani da inserire nella rete idrica, strutture alberghiere e di ristorazione, chiese, musei, ville e casali. E, come risorse naturali, avrebbe 11 chilometri di costa, boschi, aree attrezzate.

Giandomenico Arena, uno dei promotori del comitato, ha spiegato al sito Messinatoday il motivo per cui gli abitanti dell’ipotetico nuovo comune vogliono staccarsi da Messina:

«Questi villaggi sono  diversi, ma nello stesso tempo uguali, e la condivisione dei problemi ci ha portato a unirci. Facciamo i conti con un degrado sempre più preoccupante, con la mancanza di strutture e con l’abbandono di quelle esistenti. Non ci sono impianti sportivi e aree pubbliche per lo svago, le nostre strade spesso non ricevono la giusta manutenzione e rischiamo ogni anno di rimanere isolati. Poi c’è la mancanza di un vero presidio sanitario e di primo soccorso visto che l’ambulanza in servizio non ha medico. E se guardiamo al futuro è ancora peggio visto che non c’è traccia di interventi o progetti».

Il quesito del referendum, quando si terrà, sarà questo:

Volete che le frazioni corrispondenti al territorio dell’ex XII e XIII Quartiere del Comune di Messina siano elette in comune autonomo con la denominazione di Comune Autonomo Montemare?

In Sicilia, peraltro, c’è un precedente. Il 27 maggio 2018 si tenne a Trapani un referendum consultivo per chiedere ai cittadini di pronunciarsi sulla nascita di un nuovo comune, denominato Misiliscemi, nelle contrade di Rilievo, Guarrato, Locogrande, Marausa, Palma, Pietretagliate, Salinagrande e Fontanasalsa. Si votò secondo l’articolo 8 della legge regionale 30 del 2000, che disciplina le variazioni territoriali e di denominazione e che prevede il sistema del doppio quorum, con il territorio diviso in due porzioni.

Si votò in sostanza nelle otto contrade e, a parte, nel resto della città. Bastava raggiungere il 50 più uno di votanti in una delle due sezioni per avere una consultazione valida. Nelle contrade che volevano separarsi votarono in 3.752, il 52,04 per cento degli aventi diritto. I sì furono 3.336, 391 i no. Nel resto della città i voti furono pochissimi. Vinsero quindi i sì alla separazione.

Si trattava di un referendum consultivo, ma dopo quel voto le cose sono andate avanti, con molti politici che si sono schierati per sostenere la decisione degli abitanti delle otto contrade. L’Assemblea regionale siciliana il 3 febbraio scorso ha così sancito, con un disegno di legge, la nascita del comune di Misiliscemi (il nome sarebbe di origine araba, Masil Escemmu, che indica un torrente o un luogo elevato dove scorre l’acqua).

Sarà il 391esimo comune in Sicilia, il 7.904esimo in Italia. Dal 16 aprile c’è un commissario straordinario che resterà in carica fino a che non si terranno le elezioni del sindaco e del consiglio, il 3 e 4 ottobre. Il commissario si sta occupando di avviare i contratti per tutti i servizi: acqua, luce, trasporto pubblico. Bisogna anche provvedere alla realizzazione di un cimitero. In compenso a Misiliscemi c’è l’aeroporto di Trapani, gestito da Airgest, società al 99% partecipata dalla Regione.

Il desiderio secessionista degli abitanti della neonata Misiliscemi era partito dalle stesse ragioni che hanno mosso i promotori del comitato per la nascita del comune di Montemare. Spiegava tempo fa in un’intervista a un’emittente locale il presidente dell’Associzione Misiliscemi, Salvatore Tallarita:

«Noi siamo quasi diecimila abitanti, poi d’estate arriviamo a ventimila. Ma questo territorio non ha fognature. Se una “grande città” viene prospettata come la soluzione di tutti problemi, e in realtà non è stata in grado di dare risposte concrete, succede che dei cittadini invece diano le giuste risposte. Noi stiamo nascendo non con l’idea di creare una sorta di isola felice in contrapposizione a tutti gli altri comuni, noi stiamo cercando di contribuire in maniera strategica al sistema per l’intera provincia di Trapani».

Lo schema che ha portato alla separazione di Misiliscemi da Trapani potrebbe quindi ripetersi ora a Messina. Il sindaco è decisamente contrario e ha annunciato un elenco di opere e progetti per i borghi separatisti, ma forse è arrivato troppo in ritardo. La Regione ormai ha imposto il referendum che, prima o poi, si farà.