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  • Martedì 7 settembre 2021

I talebani hanno ormai conquistato tutto l’Afghanistan

E si preparano a formare un governo dopo la caduta della provincia ribelle del Panjshir, anche se gli scontri non sono del tutto finiti

Combattenti talebani a Kabul (AP Photo/Khwaja Tawfiq Sediqi)
Combattenti talebani a Kabul (AP Photo/Khwaja Tawfiq Sediqi)

Dopo la caduta della provincia del Panjshir, l’ultima che ancora non controllavano, i talebani hanno di fatto completato la conquista dell’Afghanistan. Il Panjshir è stato espugnato dopo alcuni giorni di combattimenti piuttosto intensi: nonostante la resistenza, lunedì i talebani sono entrati nella capitale locale Bazarak, mentre Ahmad Massoud, il leader della regione, si rifugiava in un «luogo sicuro», secondo quanto detto da un ufficiale dei ribelli al Washington Post.

Lunedì in una conferenza stampa a Kabul Zabihullah Mujahid, il portavoce dei talebani, ha detto che «con questa vittoria, il nostro paese è del tutto fuori dal pantano della guerra» e ha assicurato agli abitanti della provincia che i loro diritti saranno rispettati. Questo però non significa che gli scontri siano finiti. I ribelli del Panjshir, benché abbiano perso la loro capitale, stanno continuando a combattere usando tattiche più simili alla guerriglia e lunedì sono continuati gli scontri sia a Bazarak sia in altre aree della regione. Senza aiuti esterni, tuttavia, le loro possibilità di ottenere successi militari consistenti sono molto basse.

Massoud, il leader dei ribelli, tramite i social media ha inviato un appello a tutti gli afghani a ribellarsi contro il regime: «Ovunque voi siate, all’interno o all’esterno del paese, vi chiediamo di sollevarvi e resistere in nome della dignità, dell’integrità e della libertà del nostro paese», ha scritto. Ha anche condannato la comunità internazionale, che anziché aiutare la resistenza afghana, ha scritto Massoud, sta fornendo «legittimità politica» al regime talebano.

Oltre che nel Panjshir, negli scorsi giorni sono stati riportati scontri sporadici anche in altre province, come quelle di Wardak e di Daikundi, dove vivono alcuni gruppi di hazara, minoranza di musulmani sciiti da tempo organizzata in milizie. Alcuni di questi gruppi si sono rifiutati di arrendersi e di riconoscere il nascente regime. Si tratta comunque di scontri piuttosto isolati, che non costituiscono per ora una vera minaccia per il regime talebano.

Nel frattempo i talebani stanno concludendo le trattative interne per la formazione di un nuovo governo nazionale, che potrebbe essere annunciato già nelle prossime ore, o comunque nel giro di pochi giorni.

Lunedì il portavoce Zabihullah Mujahid ha detto che si stanno risolvendo le ultime «questioni tecniche» e che il nuovo governo sarà annunciato a breve. I talebani hanno promesso di formare un governo che rappresenti le varie etnie del paese e che includa anche le donne. Per ora, tuttavia, i negoziati sono stati condotti quasi esclusivamente all’interno della leadership dei talebani, ed è scontato che a loro andranno le cariche più importanti. Negli scorsi giorni si era parlato inoltre della possibile inclusione nel nuovo governo di due ex leader politici attivi nei governi precedenti, come Hamid Karzai, il primo presidente del paese dopo l’invasione degli Stati Uniti, e Abdullah Abdullah, un altro importante politico.