Perché i partiti stanno litigando sulla vendita di Monte dei Paschi

Da destra a sinistra hanno avuto tutti da ridire sulle modalità con cui Unicredit vorrebbe acquisire la parte della banca controllata dallo stato

Palazzo Salimbeni il 23 aprile 2020 (ANSA/Fabio Muzzi)
Palazzo Salimbeni il 23 aprile 2020 (ANSA/Fabio Muzzi)

Tra venerdì e sabato tutti i principali partiti politici si sono espressi più o meno negativamente sulla trattativa che il gruppo bancario Unicredit sta avviando con il ministero dell’Economia per acquisire una parte di Monte dei Paschi di Siena, l’antica banca toscana salvata grazie ai soldi pubblici per tre volte negli ultimi dieci anni: dal 2017 il 68 per cento della banca è controllato dallo stato, che ne dovrà però lasciare l’azionariato entro la fine del 2021, in base agli accordi presi con la Commissione Europea. La parte della trattativa ritenuta più problematica sono le condizioni chieste da Unicredit, che non vuole accollarsi i crediti deteriorati di Monte dei Paschi né intaccare il proprio capitale con l’operazione.

In particolare, i problemi indicati dalla Lega e da un pezzo di Forza Italia sono sostanzialmente politici, perché accusano il Partito Democratico di conflitto di interessi e ritengono che il governo stia facendo un «regalo» a Unicredit, mentre il Movimento 5 Stelle si è espresso sull’opportunità di rafforzare ulteriormente un gruppo bancario già grande come Unicredit. Fratelli d’Italia, il partito guidato da Giorgia Meloni, ha chiesto invece che l’Unione Europea conceda una proroga al termine entro cui lo stato deve cedere le sue quote in Monte dei Paschi, richiesta condivisa anche dalla Lega.

Ma anche lo stesso PD è intervenuto sulla questione: le capogruppo in Parlamento Debora Serracchiani e Simona Malpezzi hanno chiesto al ministro dell’Economia Daniele Franco di riferire in Parlamento sulla trattativa, mentre il presidente della regione Toscana Eugenio Giani si è detto fortemente contrario a una trattativa «senza coinvolgere parti sociali e territorio». La linea del PD, espressa dal segretario Enrico Letta e riportata da Repubblica, è di non accettare «soluzioni punitive verso il territorio. Chiederemo di tutelare il lavoro di migliaia di persone e delle loro famiglie, e di salvaguardare l’unità e il prestigio di un marchio storico».

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Letta e il PD hanno anche un problema duplice che li espone ad accuse di conflitto di interessi: da una parte nella trattativa è coinvolto l’ex ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, che dal 2018 al 2020 è stato deputato del PD e che ha lasciato l’incarico per entrare nel consiglio di amministrazione di Unicredit; dall’altra Letta di recente si è candidato alle elezioni suppletive nel collegio di Siena – sede di Monte dei Paschi – liberato proprio da Padoan.

«Conoscevo i rischi» ha detto Letta parlando con Repubblica. «A maggior ragione ho scelto di candidarmi perché è una questione che ha implicazioni e impatto nazionali, perfino internazionali. Rifiutare avrebbe voluto dire disertare».

Per certi versi, la posizione del PD non è così diversa da quella della Lega. Salvini sabato ha auspicato che l’Europa conceda una proroga per evitare di fare un «regalo» a Unicredit, ma ha anche parlato di «21 mila posti di lavoro» da salvaguardare. Per conto di Forza Italia, invece, è intervenuto il ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta, secondo cui la tempistica della proposta di Unicredit è stata inopportuna e ha chiesto più trasparenza.

Intanto, venerdì sera sono stati diffusi i risultati degli stress test (cioè i test fatti per valutare la solidità di una banca) condotti dalla Banca Centrale Europea e dall’Autorità Bancaria Europea, andati piuttosto male per Monte dei Paschi: i suoi risultati sono stati i peggiori tra le 50 banche europee prese in esame, motivo per cui è previsto un aumento di capitale della banca di 2 miliardi di euro, di cui 1,5 a carico del ministero dell’Economia.

A questi vanno aggiunti altri costi dell’operazione che lo stato dovrà sostenere. Secondo il Sole 24 Ore non è possibile stabilirli adesso che la trattativa è ancora in via di definizione, ma dovrebbero essere tra i 5 e i 10 miliardi di euro complessivi, dovuti a oneri per l’uscita volontaria di alcune migliaia di dipendenti, cause legali e crediti deteriorati (non performing loans).

La trattativa durerà 40 giorni ed è piuttosto delicata, perché non ci sono molti interessati ad acquisire un istituto di credito problematico come Monte dei Paschi. Per questo il governo ha interesse a concludere l’operazione, visto il costante e notevole impegno economico che gli è costato negli ultimi anni. Durante i quaranta giorni le parti dovranno anche accordarsi su quali attività di Monte dei Paschi verranno acquisite e quali no. Unicredit – che è interessata soprattutto alla rete commerciale di Monte dei Paschi – avrà comunque la possibilità di tirarsi indietro in qualsiasi momento.

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