Una canzone di Gilbert O’Sullivan

Suonata da mille radio per decenni

(Keystone/Getty Images)
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Le Canzoni è la newsletter quotidiana che ricevono gli abbonati del Post, scritta e confezionata da Luca Sofri (peraltro direttore del Post): e che parla, imprevedibilmente, di canzoni. Una per ogni sera, pubblicata qui sul Post l’indomani, ci si iscrive qui.
Si tengono regolarmente quest’estate i Proms, formidabile festival londinese di musica classica per le masse: nel frattempo il grande direttore d’orchestra Simon Rattle ha raccontato in un’intervista di non aver mai voluto guidare il concerto finale (“Last night of the Proms”) perché a disagio con gli elementi nazionalistici della serata.
Un gentile lettore delle Canzoni mi ha segnalato, a completamento della serie di video della settimana scorsa, questa storia di Mike Bongiorno e John Cage.
Il Guardian racconta Laura Nyro, cantautrice adorata dai cultori e dai colleghi e ignota al mondo.
Qualche giorno fa Cesare Cremonini ha scritto una cosa sua su Instagram, sulle canzoni.
Errata corrige: quei due pezzi di Iggy Pop che ho citato ieri non erano degli Stooges ma di lui da solo, mi sono mangiato un pezzo della formulazione, scusate.
Ehi, questa settimana è l’ultima delle Canzoni prima di andare in vacanza per tutto agosto: ricominciamo lunedì 6 settembre.

Alone again (Naturally)
Gilbert O’Sullivan

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Per me che l’ho sentita ballonzolare allegra intorno da quando avevo sette anni, suonata da mille radio per decenni, fu abbastanza spiazzante scoprire a un certo punto quanto fosse invece tragico il testo di Alone again: che fino ad allora avevo immaginato parlasse di uno rimasto solo ma amen, me ne andrò saltellando tra le foglie del parco al tramonto, questo suggeriva l’andamento. Invece lui stava pensando di uccidersi buttandosi da una torre perché la promessa sposa lo aveva lasciato all’altare, e in più ci aggiunge di quanto soffrì quando morì suo padre, e di quanto soffrì sua madre.

Forse non dovevo dirvelo. Magari non ci avevate fatto caso. Ma credo possiate dimenticarvene, o conviverci, come fecero milioni di persone nel 1972, quando Alone again passò sei settimane al primo posto delle classifiche americane, e andò forte in mezzo mondo.

In my hour of need
I truly am indeed
Alone again, naturally

Lui, Gilbert O’ Sullivan, è irlandese – come dice il cognome -, emigrato in Inghilterra da bambino, e ora ha 75 anni: da questa newsletter è passato qualche mese fa quando cantò Alone again con Gary Barlow dei Take that, nella sua bella serie di canzoni in DAD. Andò forte negli anni Settanta, e ancora un po’ negli Ottanta, e dopo ci ha marciato, grazie anche alla popolarità in diversi paesi non di lingua inglese. Le sue altre cose famose (Clair, What’s in a kiss) somigliano quasi tutte ad Alone again, che però resta imbattibile, con la sua successione di rime interne ai versi, tintinnanti.

Couldn’t understand why the only man
She had ever loved had been taken

(ce n’era una versione nell’Era glaciale 3, e una cover dei Pet Shop Boys con Elton John)

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