La missione di combattimento dei soldati americani in Iraq si concluderà entro la fine di quest’anno, dice Biden

Il primo ministro dell'Iraq, Mustafa al-Kadhimi, incontra il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, alla Casa Bianca. Washington, 26 luglio 2021. (AP Photo/ Susan Walsh)
Il primo ministro dell'Iraq, Mustafa al-Kadhimi, incontra il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, alla Casa Bianca. Washington, 26 luglio 2021. (AP Photo/ Susan Walsh)

Lunedì, al termine del suo incontro a Washington con il primo ministro dell’Iraq, Mustafa al-Kadhimi, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha detto che la missione di combattimento dei soldati americani in Iraq si concluderà entro la fine di quest’anno. Biden ha comunque aggiunto che le truppe americane continueranno ad addestrare e dare consulenza all’esercito iracheno.

Attualmente i soldati statunitensi in Iraq sono 2.500, numero che potrebbe rimanere costante anche dopo la fine della missione di combattimento.

L’annuncio di Biden, infatti, è considerato per lo più simbolico: è stato fatto per aiutare in un certo senso il governo iracheno, che negli ultimi anni era stato molto criticato per aver permesso la presenza di truppe americane sul suo territorio. Le critiche erano diventate particolarmente intense dopo l’uccisione del generale iraniano Qassem Suleimani a Baghdad, in Iraq, da parte di un drone americano (i governi di Iraq e Iran sono amici, così come quelli di Iraq e Stati Uniti). A fine giugno, inoltre, il governo iracheno aveva condannato il bombardamento da parte degli americani di obiettivi vicini al confine tra Iraq e Siria legati alle milizie sciite filo-iraniane che da anni operano in territorio iracheno.

L’annuncio della fine della missione di combattimento in Iraq segue di diverse settimane un annuncio simile riguardante la fine della presenza militare americana in Afghanistan: entrambe le guerre erano iniziate sotto l’amministrazione del presidente George W. Bush.

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