La Commissione europea ha deferito l’Italia alla Corte di Giustizia dell’UE perché non ha condiviso i suoi dati relativi al terrorismo

Agenti del Nucleo operativo centrale di sicurezza durante la celebrazione della festa annuale della Polizia a Roma, 15 maggio 2004 (MARIO DE RENZIS/ANSA/PAT)
Agenti del Nucleo operativo centrale di sicurezza durante la celebrazione della festa annuale della Polizia a Roma, 15 maggio 2004 (MARIO DE RENZIS/ANSA/PAT)

La Commissione europea ha deferito l’Italia alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che ha sede in Lussemburgo, per non aver rispettato le regole sullo scambio di informazioni relative alla lotta al terrorismo e alla criminalità transfrontaliera. L’Italia non ha quindi rispettato la cosiddetta “decisione di Prüm”, un insieme di regole vincolanti per gli stati membri stabilite nel 2008 per rafforzare la cooperazione giudiziaria.

Per l’Unione Europea, la “decisione di Prüm” è «uno strumento fondamentale nella lotta al terrorismo e alla criminalità transfrontaliera» e si concretizza, sostanzialmente, nella creazione di banche dati e nello scambio automatizzato di dati e informazioni. Queste norme, ha spiegato la Commissione, permettono agli stati membri di scambiarsi rapidamente informazioni su DNA, impronte digitali e dati nazionali di immatricolazione dei veicoli, consentendo di identificare i sospetti e di stabilire collegamenti tra cause penali in tutta l’Unione.

Gli stati membri avrebbero dovuto attuare pienamente le norme entro agosto 2011. La Commissione aveva avviato in quell’anno una procedura di infrazione contro l’Italia inviando prima una lettera di costituzione in mora e passando nel 2017 alla seconda fase della procedura con l’invio di un parere motivato, in cui chiedeva il pieno rispetto di questi obblighi giuridici. Nonostante le ripetute indagini sui progressi compiuti, risulta che ancora oggi l’Italia non consenta agli altri stati membri di accedere ai propri dati.