Le polemiche intorno al festival di Ravello

Lo scrittore Antonio Scurati si è dimesso da presidente perché alcuni ospiti, tra cui Roberto Saviano, non sarebbero stati graditi dal presidente della Campania Vincenzo De Luca

Antonio Scurati (Marco Destefanis/Pacific Press/ZUMAPRESS)
Antonio Scurati (Marco Destefanis/Pacific Press/ZUMAPRESS)

Lo scrittore Antonio Scurati si è dimesso da presidente della fondazione Ravello che organizza il Ravello festival, un evento culturale e musicale che si svolge ogni anno d’estate nella città della costiera amalfitana, in provincia di Salerno. Scurati, che era stato nominato due settimane fa, ha inviato una lettera ai vertici della fondazione per motivare la sua scelta. «Mi sono bastati, purtroppo, pochi giorni per accertare che i soci fondatori della fondazione Ravello non rispettano la libertà intellettuale e ignorano i valori della cultura», ha scritto. «Da uomo di cultura e, soprattutto, da uomo libero, scelgo di rassegnare le mie dimissioni dalla carica di presidente».

Secondo le ricostruzioni di molti giornali, Scurati si è dimesso perché la scelta di alcuni ospiti del festival sarebbe stata in contrasto con il principale socio della fondazione – la Regione Campania – e in particolare con il suo presidente Vincenzo De Luca, che non avrebbe gradito la partecipazione al festival dello scrittore Roberto Saviano e del ministro della Salute Roberto Speranza.

Venerdì De Luca, durante una diretta su Facebook, ha parlato della vicenda, senza però mai fare un riferimento esplicito alla fondazione Ravello e ad Antonio Scurati. «Le iniziative che si mettono in piedi devono essere coerenti con la natura dei festival che si fanno o delle fondazioni. Non si possono fare delle cose estemporanee che non c’entrano niente», ha detto De Luca. «Tutto quello che finanzia la Regione Campania non deve essere per nessuno un’occasione per promuovere un sistema di relazioni personali o per passare qualche giornata di ferie a spese della Regione, ma devono essere eventi nella più assoluta trasparenza».

Nel tardo pomeriggio di venerdì è intervenuto anche Roberto Saviano, che in un video pubblicato su Twitter ha raccontato di essere stato invitato al Ravello festival su proposta del consiglio di amministrazione a cui si è opposto il Cdi, il consiglio di indirizzo «composto da tutte figure politiche amiche di De Luca», ha detto Saviano.

«Sarei andato a titolo gratuito, e non è giusto, perché ai festival bisogna essere pagati: è lavoro, come suonare, costruire, come dirigere. Gli ospiti sono l’anima del festival e dovrebbero essere pagati, ma non era il mio caso, perché a essere pagati devono essere solo gli amici di De Luca e De Luca stesso con le sue paranze. Purtroppo i festival culturali sempre di più sono determinati dalla politica e quindi sono una compagnia di giro, amici, amichetti, aspiranti».

Saviano ha accompagnato il video pubblicato su Twitter con una battuta della serie televisiva Gomorra:

«Nessun problema, don Vicié, non ci sarò. Arripigliateve tutt chell che è o vuost».

Nella serata di venerdì, i componenti del consiglio di amministrazione e del consiglio di indirizzo hanno diffuso un comunicato stampa in cui hanno detto di non essere mai stati interpellati da Scurati in merito all’approvazione del programma. «Semplicemente l’ex presidente della Fondazione Ravello, scavalcando ruoli e funzioni istituzionali, ha tentato di imporre al direttore generale, senza alcuna precedente informativa agli organi della Fondazione e senza alcuna deliberazione collegiale, un ciclo di dibattiti fuori dalla programmazione del festival ritualmente approvata sulla base della relazione del direttore artistico», si legge nel comunicato. «Non vi sono in questa vicenda martiri della libertà di pensiero, ma più banalmente si presentano palesi violazioni delle norme che governano la vita delle persone giuridiche».