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  • Venerdì 11 giugno 2021

Come diffondere una cultura della sostenibilità

Non solo "economia circolare": alcune aziende promuovono iniziative per sensibilizzare su temi ambientali e sociali

(Caviro)
(Caviro)

Il tema della sostenibilità, ambientale, sociale ed economica, negli ultimi anni sta entrando sempre più nel dibattito pubblico coinvolgendo cittadini, aziende e istituzioni. Anche diverse imprese infatti guardano ora alla sostenibilità come a una scelta consapevole, decidendo di investire sulla cosiddetta “economia circolare”, un sistema in cui non ci sono prodotti di scarto e in cui le materie vengono costantemente riutilizzate.

Fra le grandi aziende italiane che hanno maggiormente investito sull’economia circolare c’è, ad esempio, Caviro, la più grande cooperativa vinicola italiana, che è anche il produttore del Tavernello, vino italiano più venduto al mondo. Caviro ha infatti costruito un modello industriale capace di riutilizzare tutti i sottoprodotti della filiera vitivinicola, facendo sì che nemmeno ciò che tradizionalmente si butta via venga sprecato. Negli ultimi 10 anni ha investito oltre 100 milioni di euro in progetti di sviluppo per un modello di produzione sostenibile, e per questo, oltre a ricevere numerosi premi, era stata citata già nel 2017 da un rapporto dell’OCSE come esempio virtuoso di economia circolare.

Oggi però parlare di sostenibilità non è soltanto mettere in atto procedimenti tecnologici per il superamento dei fattori di rischio per l’ambiente, ma può voler dire anche lavorare alla creazione di una “cultura della sostenibilità”, cioè diffondere idee e temi legati a questioni ambientali e non solo. Oltre a progettare soluzioni che rendano la filiera produttiva sempre più sostenibile, Caviro è quindi impegnata nell’obiettivo di sensibilizzare le persone sui temi della sostenibilità e di aumentare la responsabilità sociale.

Con questo spirito Caviro ha avviato un progetto editoriale: un magazine online che si chiama INNESTI. Il suo scopo è raccontare le buone pratiche nazionali e internazionali, e diventare uno strumento per fare chiarezza sul tema della sostenibilità, spesso mal interpretato, presentando i diversi punti di vista degli opinion leader della materia, testimoniare il lavoro che già è stato fatto, quello che si sta facendo e anticipare le prospettive future.

Come manifesto dell’e-magazine sono stati scelti i versi “Sono un frutto/d’innumerevoli contrasti d’innesti” della poesia “Italia” di Giuseppe Ungaretti. La rivista online ha cadenza trimestrale e ogni numero è dedicato a una specifica tematica sviluppata in quattro macro aree: natura e ambiente, cultura urbana, cibo e dintorni, stili di vita.

INNESTI, lanciato a Settembre 2020, è arrivato al suo terzo numero, uscito il 18 marzo, in cui si parla di “Visioni” e di visionari, persone capaci di grandi slanci innovativi. Tra gli articoli proposti, quello dell’esperta di politiche di prodotto e prevenzione dei rifiuti Irene Ivoi, che porta come esempio di approccio alla cultura della sostenibilità la possibile applicazione della teoria dei nudge, in base alla quale il comportamento delle persone può essere influenzato al meglio attraverso piccoli “pungoli” (una possibile traduzione di nudge, in inglese), che possono essere ignorati senza conseguenze economiche o punizioni.

Nello stesso numero, Valeria Margherita Mosca, autrice di “Imparare l’arte del foraging”, spiega come questa pratica possa essere utile per imparare a riconoscere nell’ambiente una risorsa preziosa e alternativa, mentre Federico Quaranta, conduttore ed esperto enogastronomonico, colloquia con Carlo Petrini,  fondatore di Slow Food, sul suo dialogo con Papa Francesco sul tema dell’ecologia integrale e dell’importanza di una nuova connessione con la Terra.

Il quarto numero del magazine, in uscita a metà giugno, si concentrerà sul tema della cosiddetta “Serendipità”, ovvero sulla possibilità di imbattersi casualmente in scoperte fortunate e inaspettate mentre si sta cercando qualcos’altro. Il filosofo Telmo Pievani, l’imprenditore Oscar Farinetti, lo scalatore Hervé Barmasse, il climatologo Mercalli e molti altri racconteranno le loro testimonianze su casualità e coincidenze che hanno stimolato la nascita di idee innovative.

Un ulteriore modo con cui l’azienda ha di recente raccontato la sostenibilità è attraverso una campagna di comunicazione dedicata al proprio modello di economia circolare e in particolare al valore (che è la parola chiave della campagna stessa) degli scarti della vite, con i quali ogni anno il Gruppo produce energia elettrica e termica, risparmia CO2 all’atmosfera, depura acqua, crea biocarburante e fertilizzanti naturali per concimare le proprie vigne e poter riavviare la produzione. I protagonisti della campagna sono acini spremuti che prendono la forma in gioielli preziosi: anelli, collane e orecchini.

INNESTI e la campagna sono stati due snodi importanti, dedicati alla comunicazione e alla sensibilizzazione, del Bilancio di Sostenibilità, grazie al quale Caviro ha fatto il punto su alcuni obiettivi raggiunti nel campo del recupero e della trasformazione dei prodotti di scarto della sua filiera e sul suo sistema di economia circolare. In particolare, grazie all’energia e ai biocarburanti prodotti attraverso l’utilizzo di risorse rinnovabili, Caviro nel 2020 è riuscito a evitare l’emissione in atmosfera di 82mila tonnellate di CO2 e a processare 555mila tonnellate di scarti agroindustriali per permetterne il riuso.

L’impegno per la sostenibilità di Caviro riguarda sia gli aspetti ecologici della produzione che quelli economici ed etici: fra i suoi obiettivi c’è quello di essere un elemento di sviluppo dei territori, ma anche di tutela per i propri dipendenti. Nel 2020 Caviro ha infatti ottenuto il rinnovo della certificazione SA8000, un modello gestionale che si propone di migliorare le condizioni dei lavoratori e promuoverne trattamenti etici ed equi. Nello stesso anno, il Gruppo ha raggiunto lo standard Equalitas, un’importante Certificazione di Sostenibilità da parte di Valoritalia, la più importante società italiana di certificazione nel campo vitivinicolo, che attesta la cooperativa quale Cantina Sostenibile.

Infine l’azienda ha ottenuto il riconoscimento del Premio Impresa Ambiente (nella categoria «Migliore gestione per lo sviluppo sostenibile per media o grande impresa») grazie al progetto “Dalla vite alla biocarburazione avanzata, con Caviro è possibile”. Si tratta di un premio, promosso dalla Camera di Commercio di Venezia Rovigo, con la collaborazione di Unioncamere e il patrocinio del ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, per le imprese che dimostrano di avere una visione strategica e un modello di gestione in grado di assicurare un miglioramento continuo e un costante contributo allo sviluppo sostenibile coniugando aspetti ambientali, economici e sociali.

Un paio di cose in più sul modello di economia circolare di Caviro
Il Gruppo Caviro lavora ogni anno circa un decimo di tutta l’uva da vino che viene prodotta nel nostro Paese, proveniente da 36mila ettari di vigne distribuite in 7 regioni. Solo nello stabilimento di Forlì si producono 1,2 milioni di confezioni al giorno. Caviro, inoltre, esporta moltissimi vini in oltre 70 paesi, tra cui, in particolare, Germania, Giappone e Russia.

Caviro, che esiste dal 1966 e ha sede a Faenza, in Emilia-Romagna, è una cooperativa agricola: è formata da 29 soci, di cui 27 cantine, e rappresenta più di 12mila viticoltori. Il modello di una produzione sostenibile a livello sociale, oltre che economico, con una particolare attenzione all’impatto ambientale, è sempre stato centrale per l’azienda fin dalla sua fondazione.

Con gli anni questi principi sono stati affinati con l’applicazione del suo sistema di economia circolare al settore vitivinicolo, utilizzando come materia prima anche le vinacce, cioè ciò che rimane degli acini d’uva quando vengono spremuti per ottenerne la polpa, le fecce di vino, cioè i sedimenti che si depositano sulle pareti e sul fondo delle botti dopo la fermentazione, ma anche ciò che si ottiene potando le viti.

Questi materiali, normalmente considerati scarti, possono essere utilizzati in diversi modi per ottenere prodotti di vario genere: diversi tipi di alcol usati nell’industria alimentare, farmaceutica e agricola, l’acido tartarico, una sostanza molto usata nell’ambito della cosmesi, ma anche l’enocianina (un additivo alimentare) e il mosto concentrato rettificato, che viene usato per arricchire o dolcificare vini e per la rifermentazione nella preparazione di spumanti. Solo per fare un esempio, con questo modello, Caviro Extra, società del Gruppo che guida l’innovazione nella ricerca e sviluppo di prodotti nobili ottenuti dagli scarti del mondo agroindustriale, è diventata il secondo produttore di alcol in Italia e il terzo produttore di acido tartarico naturale al mondo.

Il modello di economia circolare di Caviro permette di utilizzare anche gli scarti che vengono generati in questa seconda fase produttiva: quelli vegetali sono impiegati per ottenere terriccio, fertilizzanti, biometano (cioè metano derivato al cento per cento da scarti agroalimentari, non di origine fossile) ed energia che permette a Caviro di essere autosufficiente e immettere energia verde sul mercato. In questo modo la cooperativa riesce a recuperare circa il 99 per cento dei suoi materiali di scarto.