Lo spettacolo comico girato in casa che sta piacendo a tutti

Si chiama “Inside”, l'ha fatto Bo Burnham ed è diverso da qualsiasi cosa si sia vista in questi mesi di isolamento da pandemia

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Un nuovo spettacolo comico uscito qualche giorno fa su Netflix sta ricevendo moltissimi apprezzamenti e commenti entusiasti dalla critica e dal pubblico: si chiama Inside e l’ha fatto il trentenne americano Bo Burnham, pensandolo e girandolo interamente in casa nell’anno e più di pandemia. Ma è qualcosa di molto diverso da tutto quello che si è visto in questi mesi di continui contenuti audiovisivi casalinghi, per l’inventiva nell’utilizzo delle luci, delle riprese e del montaggio, e per l’originale e ricercato formato narrativo.

Oltre a parlare dell’isolamento, Inside si occupa di tante altre cose, molto spesso attraverso delle canzoni (è uno spettacolo assai musicale): dal dibattito culturale e politico americano al ruolo delle tecnologie nella nostra vita, fino a soffermarsi a lungo sulla depressione e la salute mentale in generale. Con momenti molto divertenti e altri che usano toni e approcci piuttosto profondi, spesso perfino cupi.

Burnham è nato nel 1990 e ha compiuto trent’anni durante la pandemia, come documenta in un momento dello spettacolo (“speciale”, come vengono chiamati negli Stati Uniti i prodotti televisivi dei comici). Ha iniziato la sua carriera come youtuber, e fin dagli anni Duemila si è dedicato spesso alle canzoni comiche, che scrive e canta accompagnandosi al piano. Sono uno degli elementi centrali di Inside, che ne contiene molte e su temi assai diversi: c’è quella sulle videochiamate con la mamma durante i lockdown, quella sui cliché estetici degli account Instagram delle giovani donne bianche, quella sul sexting, il sesso telefonico fatto con i messaggi e gli emoji.

Burnham è una faccia conosciuta per chi segue la comicità americana, ma per anni non si era esibito dal vivo per via di ricorrenti attacchi di panico sul palco. Come racconta nello spettacolo, aveva deciso di ricominciare nel gennaio del 2020: «e poi è successa una cosa spassosissima». Su Netflix ci sono altri due suoi spettacoli, risalenti al 2013 e al 2016: ma in tempi più recenti lo si era visto solo al cinema, in qualche film tra cui il recente Una donna promettente, in cui aveva un ruolo importante.

È considerato uno dei più talentuosi comici americani della sua generazione, apprezzato soprattutto per il modo in cui parla delle questioni sociali delicate e dibattute, dal razzismo alle disuguaglianze sociali.

Sono temi frequenti in Inside, trattati spesso in modo acuto e originale, anche con approcci radicali dal punto di vista politico, e gestendo con prudenza e sapienza insieme il fatto di essere un maschio bianco americano, categoria che «ha avuto il palcoscenico per almeno 400 anni» come dice una delle prime canzoni dello spettacolo. Soprattutto nella prima parte dell’ora e mezza di spettacolo ci sono molte riflessioni e battute sulle contraddizioni, le ipocrisie, gli automatismi del modo in cui si parla delle questioni sociali, e specialmente di come ne parlano i brand, le celebrità dei social network, e in particolare i bianchi progressisti come lui.


Burnham ha lavorato a Inside per oltre un anno, come testimoniato dai capelli lunghi e dalla barba incolta che ha nelle scene registrate per ultime. Si è riempito casa di videocamere, tastiere, sintetizzatori, computer, luci, microfoni, proiettori, palle da discoteca, sperimentando nelle illuminazioni e nelle riprese con risultati notevoli e lontanissimi dai prodotti casalinghi visti nell’ultimo anno. Lo spettacolo racconta in parte anche gli sforzi produttivi, le difficoltà, documentando errori, ripensamenti, difficoltà a fare da solo quello che normalmente fa una troupe di tecnici. La solitudine diventa sempre più il tema principale dello spettacolo, in cui si ride decisamente di meno, ricca di canzoni, riflessioni e battute su depressione e sui pensieri suicidi.

Come ha scritto il critico Jason Zinoman sul New York TimesInside è un esempio delle nuove ambizioni che da una decina d’anni caratterizzano una parte dei comici americani, attratti dalla prospettiva di diventare più autori e registi (tendenza inaugurata probabilmente da Louis CK con la serie Louie). Secondo Zinoman, Burnham «ha creato qualcosa di totalmente nuovo e spiazzante, molto cinematografico e claustrofobicamente intimo», ed è «un comico con strumenti artistici che i suoi colleghi ignorano o sottovalutano». Brian Logan sul Guardian ha dato a Inside cinque stelle su cinque, definendo Burnham «prodigiosamente pieno di talento» e lo spettacolo «un prodotto straordinario per costruzione e produzione, e per invenzioni audiovisive».