La Corte europea dei diritti dell’uomo ha stabilito che le intercettazioni di massa del governo britannico denunciate da Edward Snowden nel 2013 avevano violato il diritto alla privacy

La sede del GCHQ, l'agenzia del Regno Unito che si occupa di spionaggio e controspionaggio, a Cheltenham, in Inghilterra (EPA/GCHQ)
La sede del GCHQ, l'agenzia del Regno Unito che si occupa di spionaggio e controspionaggio, a Cheltenham, in Inghilterra (EPA/GCHQ)

Martedì la Corte europea dei diritti dell’uomo ha stabilito che la GCHQ, l’agenzia britannica che si occupa di spionaggio e controspionaggio, ha violato diritti umani fondamentali con il regime di intercettazioni di massa delle comunicazioni online che ha adottato per anni.

La Corte europea dei diritti dell’uomo è un tribunale con sede a Strasburgo riconosciuto dai 47 stati membri del Consiglio d’Europa, ma non ha a che fare con l’Unione Europea. La sentenza è stata emanata dalla Grande camera della Corte, che si occupa dei casi più complessi: le sue decisioni possono essere impugnate entro tre mesi, dopo i quali diventano definitive.

Alla Corte si erano rivolte diverse associazioni, tra cui Amnesty International, in seguito alle denunce fatte nel 2013 dall’ex analista dell’intelligence statunitense Edward Snowden, che aveva rivelato come diversi governi (compreso quello britannico attraverso la GCHQ) intercettassero, elaborassero e archiviassero milioni di comunicazioni private tra le persone.

La Corte ha stabilito che il metodo usato per le intercettazioni ha violato il diritto alla privacy delle persone e che il modo in cui è avvenuta la raccolta dei dati è stato illegale. I giudici hanno però aggiunto che le intercettazioni di massa di per sé non rappresentano una violazione della Convenzione europea sui diritti umani. Il governo britannico aveva già sostituito il precedente sistema di intercettazioni di massa con una legge del 2016 chiamata Investigatory Powers Act.