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  • Martedì 25 maggio 2021

Cinquant’anni di DAMS

La storia del – e un po' di storie sul – primo corso di laurea in Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo, nato a Bologna

Umberto Eco chiede la parola durante un'assemblea al DAMS nel 1977 (Enrico Scuro)
Umberto Eco chiede la parola durante un'assemblea al DAMS nel 1977 (Enrico Scuro)

Nel febbraio 1970 Benedetto Marzullo – filologo, grecista e professore universitario che aveva insegnato a Firenze, Padova, Cagliari e Roma – propose, durante un Consiglio della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bologna, la creazione di un nuovo corso di laurea. Un anno dopo, quel corso divenne il DAMS: il primo corso di laurea in Italia in Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo. Un corso di laurea che nel suo ormai mezzo secolo di storia è stato emulato, elogiato, più volte profondamente cambiato e spesso criticato (fin da subito e ancora oggi: quasi sempre per le stesse ragioni).

Tra la proposta di Marzullo e l’inizio della prima lezione del primo anno del DAMS – il primo febbraio 1971 nella sede di Strada Maggiore – intanto i Beatles si erano sciolti, Italia-Germania era finita 4-3 (ma poi Brasile-Italia, la finale dei Mondiali, era finita 4-1), Un uomo da marciapiede aveva vinto l’Oscar, Al Bano e Romina Power si erano sposati, Chi non lavora non fa l’amore aveva vinto Sanremo e Dario Fo si esibiva in Mistero Buffo.

Tutti argomenti che – insieme a tantissimi altri di storia, arte, musica, cinema, teatro e cultura tutta – avevano almeno un po’ a che fare con quello che il DAMS voleva insegnare, nella sua ambizione di essere un corso universitario umanistico aperto al contemporaneo, con corsi che negli anni sarebbero stati dedicati alla Fenomenologia degli stili, alla Semiotica, alla Tecnica del linguaggio radio-televisivo, alla Drammaturgia, alla Semiologia dell’arte o alla Comunicazione di massa.

Citando le parole usate da Marzullo in quel Consiglio di Facoltà del 1970, il DAMS si proponeva di «offrire a tutti coloro che, per inclinazione artistica e per necessità personale, siano interessati alle discipline in oggetto, una formazione scientifica e culturale adeguata, articolata su tre livelli». Uno «specifico, rivolto a quanti opereranno in ambito creativo, esecutivo, critico», e poi uno «tecnico» e uno «professionale».

Associato alla Facoltà di Lettere, il DAMS fu poi codificato e strutturato per avere una durata di quattro anni, 18 esami e tre indirizzi: Arti, Musica e Spettacolo (negli anni successivi quest’ultimo è poi stato a sua volta diviso in Cinema e Teatro). Alle volte definito una “università-non-università” e di certo accolto fin da subito da non poche diffidenze dovute al suo essere senza dubbio innovativo per il contesto universitario di allora, il DAMS partì con qualche difficoltà. In parte anche legate al fatto che era a Bologna, una città molto legata alla sua Università, e un’Università profondamente legata alla sua storia pluricentenaria.

Già nel giorno della prima lezione, il primo febbraio 1971, capitò per esempio che alcuni studenti dell’Accademia di Belle Arti occuparono le aule del DAMS per protestare contro il nuovo corso.

Ma soprattutto grazie a Marzullo – che morì nel 2016 a 93 anni e che un articolo di qualche anno fa descrisse come un uomo convinto dell’importanza di «saper leggere l’attualità più scottante attraverso i “classici”, e viceversa» – il DAMS riuscì comunque a partire ufficialmente nell’anno accademico 1971/72 con oltre 100 iscritti.

Quell’anno il piano di studi prevedeva, tra gli altri, corsi in Storia delle arti, Psicologia, Teoria musicale, Istituzioni di regia, Urbanistica, Etnomusicologia, Disegno industriale o Museografia. Il corso di Comunicazione di massa lo teneva un professore che dopo essersi laureato in filosofia aveva vinto un concorso alla Rai e aveva scritto una serie di apprezzati saggi. Si chiamava Umberto Eco e al DAMS sarebbe rimasto diversi anni, molti dei quali passati a insegnare Semiotica agli studenti del primo anno.

Nel frattempo, il DAMS crebbe: nel 1975 (quando Marzullo smise di esserne a capo) il corso arrivò a quasi duemila iscritti, che a fine anni Settanta diventarono quasi quattromila. Come mostra uno dei tanti documenti di quegli anni raccolti per la mostra “NO DAMS”, a chi nell’anno accademico 1978/79 si trovò a fare il corso di inglese oltre a La terra desolata di T. S. Eliot e Poesia degli ultimi americani di Fernanda Pivano tra le possibile letture venivano consigliati anche testi di Bob Dylan e Patti Smith, John Lennon e Leonard Cohen.

A proposito dei primi cinque anni, quelli di Marzullo, nel corposo volume della citata mostra si parla di una «età d’oro del DAMS» durante la quale «ai sempre più numerosi iscritti poteva capitare in pochi giorni di assistere a una conferenza dello scrittore argentino Manuel Puig o dei nostri Alberto Moravia e Alberto Arbasino», così come «di incontrare il cineasta Jean-Luc Godard, il geniale Carmelo Bene o Julian Beck e Judith Malina, leader del leggendario gruppo teatrale americano The Living Theatre, o ancora di discutere con il regista Bernardo Bertolucci, reduce dallo scandalo di Ultimo tango a Parigi».

Intanto nel 1977 il Movimento studentesco assunse una nuova dimensione. Sono molti gli studenti del DAMS che animavano l’ala creativa, edonistica, trasgressiva del Movimento. Si facevano chiamare Indiani metropolitani. C’erano le occupazioni, le assemblee (cui partecipavano anche docenti come Eco, Luigi Squarzina o Tomàs Maldonado), le manifestazioni, le feste notturne e Radio Alice. Come si legge nel catalogo della mostra “NO DAMS”: «Gli stimoli trasmessi dagli insegnamenti del nuovo Corso di Laurea dagli inizi degli anni Settanta trovano espressione nelle innumerevoli manifestazioni di energia e creatività che prendono il via col Movimento: dai fumetti di Andrea Pazienza, ai concerti degli Skiantos, alle scritture di Pier Vittorio Tondelli o Enrico Palandri».

 

Per il DAMS, gli anni Ottanta furono spesso caratterizzati da proteste, autogestioni e occupazioni, oltre che dalle non poche difficoltà nel dover conciliare la limitatezza degli spazi disponibili con l’aumento degli studenti, visto che il corso intanto continuava a crescere e interessare. Come ricorda ancora “NO DAMS”, nemmeno in quel periodo mancarono le critiche al corso: “Saranno fumosi”, titolava per esempio un articolo della rivista Epoca.

Quelli furono anche gli anni dei cosiddetti “delitti del DAMS”: il nome con cui si fa in genere riferimento alla morte, in pochi mesi, di quattro persone, tutte in qualche modo associabili al DAMS: ma senza che, nei fatti, quelle morti si rivelassero poi davvero legate tra loro e di conseguenza a quel sempre più noto corso di laurea.

Anche al DAMS, il passaggio tra anni Ottanta e Novanta fu segnato dal movimento della Pantera, che era nato per protesta contro una riforma voluta dal socialista Antonio Ruberti, ministro di Università e ricerca scientifica, e che deve il suo nome agli avvistamenti, a Roma, di una vera pantera. E anche al DAMS il passaggio tra gli anni Novanta e i Duemila coincise con una non indifferente trasformazione di struttura e approccio, secondo le regole del nuovo ordinamento universitario, che lo fecero diventare un corso triennale: un “3” a cui far eventualmente seguire un “+2”, per specializzarsi sulle arti visive, sulla musica e sul teatro, sul cinema e sui media.

E sempre, nonostante le sue tante e costanti evoluzioni e i suoi tentativi di aggiornamento alle necessità del presente, il DAMS dovette anche avere a che fare con le critiche – spesso tra loro molto simili, decennio dopo decennio – di chi lo vedeva come qualcosa di poco utile, da perditempo che non avevano voglia di studiare davvero e a cui era meglio non affittare stanze: “NO DAMS” scriveva appunto qualcuno nel mettere a disposizione stanze a Bologna, mostrandosi disponibile ad affittare stanze agli studenti universitari in generale, ma non a quelli del DAMS.

Già nel 1980, per capirci, un articolo del Resto del Carlino definì una laurea al DAMS come una cosa «bella, incompresa e assolutamente inutile» e aggiunse: «secondo alcuni [è] un eccezionale laboratorio culturale, fiore all’occhiello dell’università bolognese; secondo altri, per molti versi, un prodotto di ambizioni culturalistiche, un corpo coperto di splendide piume, ma senza uno scheletro per stare insieme e reggersi». Trent’anni più tardi, nel 2010, l’intellettuale e critico Goffredo Fofi definì i DAMS (nel frattempo ne erano infatti stati aperti altri, altrove, evidente segno del fatto che, quantomeno, era un corso molto richiesto) «una delle più attive fabbriche di disoccupati o precari».

A Fofi fu risposto che certe statistiche dicevano altro e che, a ben vedere, anche una laurea in lettere non è che fosse una fucina di persone che l’indomani trovavano tutte lavoro stabile e a tempo indeterminato. All’articolo del 1980 rispose invece Alfredo de Paz, professore damsiano di Psicologia delle arti. De Paz scrisse che in virtù della sua originalità, il DAMS era diventato un «capro espiatorio» e, tra le altre cose, spiegò di ritenere che ci fossero «alcune frange della cultura accademica umanistica più conservatrice» che vedevano con fastidio «il dirottamento dell’interesse di molti giovani verso ambiti disciplinari meno tradizionalmente affermati».

Tra i tanti studenti del DAMS di Bologna sono passati il cantautore Roberto “Freak” Antoni, il regista Carlo Mazzacurati e il già citato fumettista Andrea Pazienza. Di loro, di altri studenti passati o presenti e dei tanti docenti di mezzo secolo di lezioni di tutto quello che è stato il DAMS parleranno, nei prossimi giorni e nelle prossime settimane, una serie di eventi e appuntamenti, dal vivo e su internet, secondo un corposo e vario programma che troverà il suo culmine nei giorni tra il 18 e il 20 giugno, con eventi diffusi su tutto il centro storico della città di Bologna, a partire dalle varie sedi storiche del DAMS, e nella cornice di Piazza Maggiore. Già da ora si possono invece visitare “NO DAMS” e la mostra ”Mimmo Paladino. Dalla pittura alla letteratura”. Il calendario completo degli eventi legati ai 50 anni di storia del DAMS è consultabile qui.

Intanto, il DAMS va avanti con i suoi corsi per i suoi attuali studenti, secondo un piano didattico che il prossimo anno accademico 2021/22 prevede, tra le scelte per gli studenti del primo anno, corsi di Filosofia ed estetica della musica, Fenomenologia dell’arte contemporanea, Storia e linguaggi del cinema, Storia del teatro e dello spettacolo, Televisione e media digitali e Drammaturgia. I dati più recenti sugli iscritti e le iscritte al corso (il 60 per cento circa sono studentesse), sulla loro provenienza geografica (più del 60 per cento arrivano da regioni che non sono l’Emilia-Romagna) e sulla loro provenienza scolastica (il 40 per cento circa degli iscritti arriva da un liceo) si possono trovare qui.