In Georgia i leader di governo e opposizione hanno firmato un accordo mediato dall’Unione Europea per superare la crisi politica

Il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel parla in videoconferenza con la presidente georgiana Salome Zurabishvili (Kenzo Tribouillard, Pool via AP)
Il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel parla in videoconferenza con la presidente georgiana Salome Zurabishvili (Kenzo Tribouillard, Pool via AP)

Lunedì i leader del governo e dell’opposizione in Georgia hanno firmato un accordo per superare la grave crisi politica iniziata nel paese poco meno di due anni fa, che si è intensificata negli ultimi mesi. L’accordo, mediato dal presidente del Consiglio Europeo Charles Michel, prevede tra le altre cose la liberazione dal carcere di due importanti figure dell’opposizione: Nika Melia, leader di Movimento Nazionale Unito, il principale partito di opposizione georgiano; e Giorgi Rurua, che è proprietario di una televisione schierata con l’opposizione.

Melia era stato arrestato lo scorso 23 febbraio con l’accusa di avere organizzato violenze di massa durante le proteste antigovernative del 2019. P0chi giorni prima, sempre a febbraio, l’allora primo ministro Giorgi Gakharia aveva annunciato le dimissioni: Gakharia aveva detto di avere provato a trovare un accordo con il suo partito, Sogno Georgiano, per evitare l’arresto di Melia, che secondo lui avrebbe potuto destabilizzare il paese, ma di non esserci riuscito. Al posto di Gakharia il parlamento aveva dato la fiducia a Irakli Garibashvili, già primo ministro dal 2013 al 2015.

L’accordo firmato lunedì prevede inoltre l’adozione di una riforma elettorale che renderà il sistema georgiano completamente proporzionale. La riforma era quello che chiedevano già i manifestanti durante le proteste del 2019: dopo le proteste, il governo aveva trovato una soluzione che però non aveva soddisfatto le opposizioni.

Uno degli aspetti più controversi dell’accordo prevede che si torni a eleggere il parlamento se Sogno Georgiano non dovesse ottenere almeno il 43 per cento dei voti nelle elezioni locali che si terranno quest’anno. Alcuni gruppi di opposizione chiedevano invece di andare subito a elezioni, viste le dimissioni di Gakharia a febbraio. L’accordo permetterà comunque che il parlamento torni a funzionare normalmente, dopo mesi in cui molti parlamentari di opposizione avevano disertato le attività parlamentari per protesta con i risultati delle elezioni di ottobre.

La situazione in ogni caso non è ancora del tutto risolta, perché il partito di Melia ha rifiutato di appoggiare l’accordo: molti parlamentari però lo hanno firmato singolarmente e torneranno a partecipare alle attività del parlamento.

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