«Nessuno oggi può escludere che facendo ripartire scuole e altre attività la curva risalga»

Lo ha detto Giovanni Rezza, direttore generale della prevenzione del ministero della Salute, commentando le riaperture decise dal governo

Giovanni Rezza, direttore generale della prevenzione presso il ministero della Salute (ANSA/MASSIMO PERCOSSI)
Giovanni Rezza, direttore generale della prevenzione presso il ministero della Salute (ANSA/MASSIMO PERCOSSI)

L’epidemiologo Giovanni Rezza, direttore generale della prevenzione presso il ministero della Salute, ha commentato in un’intervista su Repubblica le riaperture decise dal governo a partire dal 26 aprile. A proposito delle polemiche seguite alla decisione, e in particolare al fatto che il presidente del Consiglio Mario Draghi abbia parlato di un «rischio ragionato» basato sul principio scientifico «che il rischio di contagio all’aria aperta è basso», Rezza ha detto:

Abbiamo ancora oltre 300 morti e 15mila casi al giorno, stiamo facendo delle riaperture in un momento in cui la curva sta flettendo leggermente. Il rischio c’è. Quello accettabile per un epidemiologo è zero, per un economista può essere invece 100 e per chi campa con un’attività che ha dovuto chiudere è ancora più elevato. È legittimo che la politica trovi una sintesi, dopodiché nessuno oggi può escludere che facendo ripartire scuole e altre attività la curva risalga.

Dal 26 aprile torneranno in vigore le cosiddette zone gialle, ovvero le zone del paese con il rischio di contagio da coronavirus più basso: in queste zone riapriranno bar e ristoranti all’aperto, e molte scuole ricominceranno le lezioni solo in presenza.

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Questa decisione era stata criticata da Massimo Galli, responsabile del reparto di malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano. In un’intervento alla trasmissione televisiva Otto e mezzoGalli aveva espresso la sua preoccupazione dicendo che il «rischio ragionato» citato da Draghi è un rischio «calcolato male». Galli aveva detto che la flessione della curva dei contagi «è appena accennata» e che «finiremo per avere il processo opposto, a meno che non si riesca a vaccinare a tamburo battente tanta gente, ma non mi pare il caso».

Nell’intervista a Repubblica Rezza, che fa parte del Comitato Tecnico Scientifico (CTS), che si occupa di fornire consulenze sulla pandemia al governo, ha detto che «una eventuale crescita della curva si vedrà a distanza di due-tre settimane» e che «nel momento in cui allenti è normale che l’epidemia possa ripartire, a meno che non intervengano fattori esterni, come l’allargamento della vaccinazione». Ha aggiunto che però «noi poi abbiamo un sistema di allerta precoce, che consente di attuare misure restrittive prima che la curva riparta», riferendosi alla divisione delle regioni in zone di rischio.

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