Basta pochissimo a convincerci che un vaccino sia pericoloso

Enrico Bucci spiega sul Foglio con un esempio il "bias di correlazione temporale" da cui i nostri timori si fanno ingannare

(ANSA/Telenews)
(ANSA/Telenews)

Sul Foglio di mercoledì Enrico Bucci, biochimico e divulgatore scientifico che è stato collaboratore del quotidiano in tutti questi mesi di pandemia, fa un esempio piuttosto chiaro ed efficace di come i timori per i vaccini degli ultimi giorni possano essere generati da inganni logici e da meccanismi di pensiero ingenui.

Il 14 marzo una donna di 58 anni è morta, sempre per arresto cardiocircolatorio, mentre attendeva di vaccinarsi in Austria, in un centro di vaccinazione di quel paese. Anche qui, la cosa è riportata come aneddoto curioso dalle testate locali.
Ma cosa sarebbe avvenuto se il malore fosse occorso pochi minuti dopo, magari al momento dell’iniezione?
Lo stesso, identico fatto sarebbe stato immediatamente rilanciato da ogni giornale di questo paese, come sta accadendo per fatti simili in questi giorni. Avvenendo dopo qualcosa contro cui vi è evidente preconcetto, un evento a cui tutti guardano con estrema attenzione, la correlazione temporale appena sfiorata nell’evento reale sarebbe divenuta in questa eventualità un elemento di fortissimo sospetto. In altre parole, se la stessa cosa fosse accaduta pochi minuti dopo la vaccinazione, invece che pochi minuti prima, pur avendo esattamente la stessa radice, pur accadendo esattamente alla stessa persona e in assenza completa di ogni indizio pur remoto di nesso di causalità, per la semplice consecutio temporum sarebbe divenuta un titolo a quattro colonne sui giornali, invece che una curiosità che solo l’esistenza di Internet consente di ritrovare a distanza di qualche tempo.

Pochi minuti di differenza avrebbero invertito la sequenza, e la vicinanza temporale con la vaccinazione avrebbe portato il povero vaccinatore ad essere indagato, i giornali a vendere molta più pubblicità grazie alle pagine online e tantissimi a vedere confermati i propri preconcetti. Pochi minuti, ed una mera coincidenza sarebbe diventata una notizia, pur non incidendo minimamente su nessuna statistica degna di questo nome, su nessuna scienza, su nessuna clinica.

(leggi per intero sul Foglio)