La proposta della Commissione Europea per la parità salariale tra donne e uomini

Prevede che i datori di lavoro con almeno 250 dipendenti rendano pubbliche le informazioni sul divario di retribuzione

Ursula von der Leyen (Adam Berry/Getty Images)
Ursula von der Leyen (Adam Berry/Getty Images)

Il 4 marzo la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha presentato la proposta di una direttiva sulla trasparenza salariale per garantire che nell’Unione Europea donne e uomini ricevano la stessa retribuzione per uno stesso lavoro. La proposta verrà ora discussa dal Parlamento Europeo, e poi passerà all’esame del Consiglio dell’Unione, cioè dei governi dei singoli stati membri, che potranno anche decidere di non accoglierla.

La Commissione propone che i datori di lavoro con almeno 250 dipendenti debbano rendere pubbliche all’interno della loro organizzazione le informazioni sul divario retributivo tra donne e uomini, e che a fini interni dovrebbero fornire informazioni sul divario retributivo tra donne e uomini che svolgono lo stesso tipo di lavoro. Nella proposta si dice anche che se risulta un divario retributivo di genere di almeno il 5 per cento e se il datore di lavoro non è in grado di giustificare tale divario in base a fattori oggettivi neutri dal punto di vista del genere, i datori di lavoro dovranno rivalutare le retribuzioni, in collaborazione con i rappresentanti dei lavoratori.

Commentando la proposta, von der Leyen ha detto che «lo stesso lavoro merita la stessa retribuzione, e per la parità di retribuzione è necessaria la trasparenza. Le donne devono sapere se i loro datori di lavoro le trattano in modo equo. In caso contrario, devono potersi opporre e ottenere ciò che meritano».

Il diritto alla parità di retribuzione per uno stesso lavoro tra uomini e donne è un principio fondante dell’Unione Europea sin dal trattato di Roma del 1957, ma ancora oggi è in buona parte non applicato. Nonostante ci sia una direttiva del 2006 (direttiva 2006/54/CE), rafforzata nel 2014 da una raccomandazione della Commissione, che impone al datore di lavoro di assicurare la parità della retribuzione tra lavoratori e lavoratrici, secondo i più recenti dati di Eurostat il divario retributivo di genere nell’Unione Europea è pari al 14,1 per cento.

Secondo la Commissione, a ostacolare l’applicazione di queste norme è la mancanza di trasparenza retributiva, che è l’obiettivo principale della proposta. La mancanza di trasparenza impedisce ai lavoratori di sapere in che modo la loro retribuzione, mediamente, è paragonabile con quella dei colleghi dell’altro sesso che svolgono uno stesso lavoro o un lavoro di pari valore. «La mancanza di trasparenza salariale – scrive la Commissione – crea quindi una zona grigia che favorisce il perpetuarsi di pregiudizi di genere nella determinazione dei salari».

La proposta, che contiene anche varie altre misure in materia di trasparenza salariale, non solo relativa alla differenza di genere, passerà ora al vaglio del Parlamento Europeo e del Consiglio dell’Unione Europea. Una volta adottata, gli stati membri avranno due anni di tempo per decidere in quale misura accoglierla, per poi inserirla nel proprio ordinamento giuridico.

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