Una canzone di Daniele Silvestri

Per attenuare la sua percepibile assenza dal Festival (ma un salto lo fa)

(Credit Image: © Daniela Franceschelli/Pacific Press via ZUMA Wire)
(Credit Image: © Daniela Franceschelli/Pacific Press via ZUMA Wire)

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Oggi 90 anni fa il Congresso degli Stati Uniti sancì che l’inno nazionale diventasse quello, gran canzone, che era una musica inglese settecentesca su cui era stato messo un testo del 1814 che celebrava una battaglia a Baltimora contro gli inglesi stessi. In questo contesto la versione più famosa sarebbe quella di Jimi Hendrix, ma la sappiamo tutti, e quindi aggiungiamo Billy Joel che fa sempre il suo lavoro (anche perché è una delle cose su cui steccano quasi tutti sempre, per le ragioni spiegate qui). Please rise.
Vent’anni fa in questi giorni scrivevo del Buddha Bar, vedi la vita.

Un giorno lontano
Non è che ci siano solo le canzoni e la musica, nella vita (non molto altro, comunque): ci si consegna anche a esperienze faticose e dolorose, nel corso delle giornate e delle esistenze, per ragioni inevitabili o oscure, e quindi potreste avere guardato il festival di Sanremo ieri sera o stasera. E avrete notato che non c’è Daniele Silvestri. Che non è una cosa banale.
Daniele Silvestri ha dato i maggiori contributi storici a far passare la quota di buone canzoni a Sanremo dal 2 al 3% suppergiù. E nel caso di Salirò contribuì anche a innalzare dall’1 al 2% la qualità generale dello spettacolo (se ci pensate, è interessante: seguiamo in milioni da anni una “kermesse” in cui è mediocre il livello della musica ed è mediocre il livello dello spettacolo televisivo: dimostrazione di forza e successo imbattibili).

E insomma, per attenuare quest’assenza, per colmare questo vuoto (giovedì farà un salto, comunque, a dare una mano al suo vecchio amico Gazzè), stasera qui Daniele Silvestri. Con una canzone che non cantò a Sanremo, ed era in un suo ricco disco del 1996. Della quale scrissi, in Playlist:
“Come far funzionare ancora una volta un tema arcitrito da antologia della canzone d’amore: ti-ho-persama-non-riesco-a-levarmiti-dalla-testa. E tutto mi parla di te eccetera. E un refrain fatto solo di una “u”.”

Ma un’altra cosa prelibata di Un giorno lontano sono tutte le rime imperfette per consonanza, da che Silvestri è uno che sa di parole, a differenza di molti che mettono parole nelle canzoni.

Un giorno lontano
Sorriderò persino

Domani per caso
Confonderò il tuo viso

Non basta che giuri
Che scorderò chi eri

Sapere che è giusto
Che è tutto stanco e guasto

Bello, no?


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