La sonda Hope degli Emirati Arabi Uniti ha raggiunto l’orbita di Marte

La sonda Hope in un'elaborazione grafica, con Marte sullo sfondo (Alexander McNabb/MBRSC via AP)
La sonda Hope in un'elaborazione grafica, con Marte sullo sfondo (Alexander McNabb/MBRSC via AP)

Poco dopo le 17 di oggi (ora italiana), la sonda spaziale Hope degli Emirati Arabi Uniti ha completato il proprio inserimento nell’orbita di Marte, dopo avere percorso oltre 480 milioni di chilometri dal giorno del suo lancio dalla Terra, 204 giorni fa. Collocarsi nella giusta orbita era una delle fasi critiche della missione, considerato che Hope ha dovuto compiere una lunga frenata per ridurre la propria velocità (relativa al Sole) passando da 121mila a 18mila chilometri orari in poco meno di mezz’ora.

La manovra è stata eseguita come da programma e ora la sonda si manterrà in un’orbita ellittica intorno al pianeta con una distanza minima di mille chilometri e una massima di 50mila chilometri; nel corso delle prossime settimane, l’ampiezza dell’orbita sarà via via modificata fino a raggiungerne una più stabile che permetterà a Hope di avvicinarsi fino a 22mila chilometri da Marte e di allontanarsi fino a 43mila chilometri, compiendo un giro completo intorno al pianeta ogni 55 ore.

(UAE Space Agency)

Hope avrà il compito di analizzare le dinamiche atmosferiche di Marte e comprendere meglio le cause delle grandi tempeste di sabbia che periodicamente sferzano il pianeta. La missione è tra le più importanti organizzate finora dagli Emirati Arabi Uniti, impegnati a differenziare le loro attività rispetto all’estrazione del petrolio, favorendo la ricerca scientifica in vari ambiti.

Dopo Hope, il 10 febbraio sarà il turno della missione cinese Tianwen 1: si collocherà in una diversa orbita intorno a Marte e nei prossimi mesi tenterà di fare atterrare sul pianeta un proprio robot automatico (rover). Il 18 febbraio la NASA ha invece in programma di fare atterrare il proprio rover Perseverance, nell’ambito di una missione che ha richiesto anni di preparazione e che è tra le più attese degli ultimi tempi nell’esplorazione di Marte.

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