Forse è in Siberia che abbiamo domesticato i cani

O meglio, che i cani si sono fatti domesticare: la questione è ancora aperta ma un gruppo di scienziati pensa sia successo lì 23mila anni fa

(Kelly Barnes/Getty Images)
(Kelly Barnes/Getty Images)

Amanti dei gatti e cinofobi potrebbero dissentire riguardo al diffuso luogo comune secondo cui il cane è il migliore amico dell’uomo, ma non ci sono dubbi sul fatto che sia il primo: i lupi, da cui i cani derivano, furono i primi animali a essere domesticati. Tuttavia non sappiamo con certezza né quando né dove sia successo, nemmeno se sia avvenuto più volte in posti diversi. Negli ultimi vent’anni diversi gruppi di ricercatori hanno proposto diverse ipotesi – secondo alcuni accadde nell’est della Cina 32mila anni fa, secondo altri in Medio Oriente migliaia di anni dopo – ma nessuna ha mai messo d’accordo tutti. Ora ce n’è una nuova: i cani sarebbero stati domesticati nell’attuale Siberia 23mila anni fa.

Lo studio dietro questa ipotesi è stato pubblicato sull’autorevole rivista scientifica Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), e nasce da una riflessione sui primi cani americani. Quando gli europei arrivarono in Nord America a fine Quattrocento, c’erano già dei cani nel continente: scomparvero in breve tempo, sostituiti dai cani europei, ma grazie ai loro resti genetici e archeologici sappiamo che erano lì da almeno 10mila anni. Le prime popolazioni umane invece arrivarono in Nord America circa 16mila anni fa. L’archeologo David Meltzer, uno degli autori dell’articolo, ha suggerito di provare a risalire all’origine dei primi cani americani mettendo a confronto la loro storia genetica con quella dei primi umani americani.

Sappiamo che le prime persone ad arrivare in America furono popolazioni originarie della Siberia: i due gruppi umani si divisero – lo sappiamo per via delle loro differenze genetiche – circa 21mila anni fa. Meltzer e i suoi colleghi (tra cui il biologo evoluzionista Greger Larson e la zooarcheologa Angela Perri) hanno analizzato i genomi di più di 200 cani di tutto il mondo, alcuni risalenti a 10mila anni fa, per ricostruire un’analoga storia migratoria dei cani. È possibile farlo grazie al DNA mitocondriale, che si trasmette da madre a figlio e nei resti fossili si conserva meglio del DNA nucleare.

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In questo modo Perri, Larson, Meltzer e i loro colleghi hanno scoperto che tutti gli antichi cani americani condividevano alcune caratteristiche genetiche e che circa 15mila anni fa si divisero in quattro gruppi, ognuno per una diversa zona del continente nordamericano. Queste divisioni corrispondono a quelle degli antichi americani: è dunque lecito ipotizzare che i cani arrivarono in America insieme a questi umani, e con loro si diffusero nel continente.

L’analisi dei genomi dei cani ha anche permesso di capire che gli antichi cani americani discendevano da un antenato che visse in Siberia circa 23mila anni fa. I ricercatori pensano che questo cane vivesse con gli antichi siberiani da cui discendono i nativi americani.

La ragione per cui da queste considerazioni gli scienziati sono arrivati a ipotizzare che fu proprio in Siberia che i cani furono domesticati riguarda la storia di questa regione: per migliaia di anni il nord-est della Siberia aveva un clima temperato ed era circondato da zone con climi molto più difficili. Per questo le popolazioni umane che ci vivevano rimasero isolate.

Gli studiosi che si occupano della storia della domesticazione canina concordano sul fatto che il primo passo nella trasformazione da lupi a cani fu fatto dai lupi: alcuni esemplari meno spaventati dagli umani cominciarono a seguire i gruppi di nomadi, per mangiare gli avanzi del loro cibo, e col tempo i più mansueti presero ad avvicinarsi sempre di più agli accampamenti degli umani. Secondo gli autori dello studio pubblicato su PNAS questo processo di avvicinamento tra lupi e persone, che è durato millenni, non sarebbe stato possibile se le popolazioni umane coinvolte si fossero spostate di continuo: avrebbero incontrato continuamente nuovi branchi di lupi. Ma nel nord-est della Siberia, tra i 30mila e i 20mila anni fa, gli umani non si spostavano granché: è da qui che nasce l’ipotesi che la domesticazione dei cani sia avvenuta lì.

Dai resti fossili sappiamo che 15mila anni fa c’erano cani sia nel Nord America che in Europa, cosa che aveva fatto pensare agli studiosi che forse i cani erano stati domesticati più volte in posti diversi. Secondo l’ipotesi di Perri, Larson e colleghi invece discenderebbero tutti dai primi cani domesticati in Siberia 23mila anni fa: i successivi cambiamenti climatici resero più frequenti gli scambi tra le popolazioni umane e tra le cose che si scambiavano c’erano anche i cuccioli.

Alcuni scienziati hanno commentato con entusiasmo lo studio su PNAS, altri meno. Peter Savolainen, genetista dell’Istituto reale di tecnologia di Stoccolma e primo studioso a mettere in discussione l’idea che i cani fossero stati domesticati in Medio Oriente, pensa che lo studio non provi nulla di definitivo e dice che le caratteristiche genetiche individuate nei genomi degli antichi cani americani siano presenti anche in cani di altre parti del mondo. È inoltre sicuramente vero che le analisi basate sul DNA mitocondriale sono sempre parziali. Il mistero sulle origini dei cani quindi non è ancora stato risolto.

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