Lee Man-hee, leader della setta religiosa sudcoreana Shincheonji di Gesù, è stato dichiarato non colpevole di aver violato le regole sul coronavirus

Lee Man-hee, il leader della congregazione Shincheonji di Gesù (EPA/YONHAP SOUTH KOREA OUT/ANSA)
Lee Man-hee, il leader della congregazione Shincheonji di Gesù (EPA/YONHAP SOUTH KOREA OUT/ANSA)

Lee Man-hee, fondatore e leader della congregazione sudcoreana Shincheonji di Gesù, è stato dichiarato non colpevole di aver violato le regole per limitare la diffusione del coronavirus. Alla congregazione erano stati legati gran parte dei casi di coronavirus in Corea del Sud, soprattutto nelle prime settimane dell’epidemia.

Lee Man-hee, che ha 88 anni, era stato arrestato ad agosto con l’accusa di avere nascosto alle autorità informazioni cruciali relative all’epidemia da coronavirus, rendendo più difficile tracciare i contatti dei casi positivi.

Era anche accusato di appropriazione indebita di circa 5,6 miliardi di won, la moneta sudcoreana (quasi 4 milioni di euro). Per questa accusa è stato invece dichiarato colpevole e condannato a 3 anni di carcere, ma non andrà in prigione grazie a una sospensione della pena.