L’Iran ha comunicato all’Agenzia internazionale per l’energia atomica che tornerà ad arricchire l’uranio al 20 per cento

Centrifughe per l'arricchimento dell'uranio negli stabilimenti di Natanz (Atomic Energy Organization of Iran via AP, File)
Centrifughe per l'arricchimento dell'uranio negli stabilimenti di Natanz (Atomic Energy Organization of Iran via AP, File)

L’Iran ha comunicato all’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA) che tornerà ad arricchire l’uranio al 20 per cento, il livello massimo raggiunto prima dell’accordo sul nucleare stretto nel 2015 tra Iran e alcuni paesi occidentali. Con una lettera mandata all’AIEA il 31 dicembre, l’Iran ha spiegato che l’arricchimento dell’uranio verrà fatto negli stabilimenti di Fordow, noti per essere costruiti all’interno di una montagna. Il ritorno alla produzione di uranio arricchito al 20 per cento era una delle misure di ritorsione approvate dal parlamento iraniano a inizio dicembre dopo l’uccisione dello scienziato nucleare Mohsen Fakhrizadeh, di cui l’Iran ha attribuito la responsabilità a Israele.

L’arricchimento dell’uranio è un passaggio fondamentale per la costruzione dell’arma atomica, e con l’arricchimento al 20 per cento l’Iran potrebbe convertire le sue intere riserve di uranio a livelli di costruzione della bomba nel giro di sei mesi (oggi il livello di arricchimento dell’uranio è al 4-5 per cento, per una bomba l’uranio deve essere arricchito al 90 per cento). Uno degli obiettivi principali dell’accordo sul nucleare iraniano era quello di allungare i tempi necessari all’Iran per poter produrre armi nucleari, qualora lo avesse deciso. Sulla carta, la nuova legge iraniana è una violazione dell’accordo del 2015, che però di fatto perse efficacia e importanza da quando nel 2018 gli Stati Uniti si ritirarono unilateralmente su decisione di Trump, violandone i termini.