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  • Giovedì 3 dicembre 2020

L’Iran sta accelerando sul suo programma nucleare

Aumenterà significativamente il suo livello di arricchimento dell'uranio, e potrebbe essere un messaggio per gli Stati Uniti

(Drew Angerer/Getty Images)
(Drew Angerer/Getty Images)

Il parlamento iraniano, controllato dai conservatori, ha approvato una legge che obbliga il governo del presidente Hassan Rouhani, moderato, a prendere alcune misure piuttosto drastiche come ritorsione per la morte dello scienziato nucleare Mohsen Fakhrizadeh, ucciso la settimana scorsa vicino a Teheran in un attacco che molti hanno attribuito a Israele. La legge sembra però essere anche un messaggio all’amministrazione americana che si insedierà a gennaio, guidata dal presidente eletto Joe Biden, che dovrà decidere in fretta che approccio adottare nei confronti dell’Iran dopo gli anni complicati di Donald Trump.

La legge era stata approvata martedì ed è stata ratificata ieri dal Consiglio dei Guardiani della Costituzione, un organo che verifica la compatibilità delle leggi approvate dal parlamento con la dottrina islamica. Obbliga l’Agenzia dell’energia atomica iraniana a tornare ad arricchire l’uranio al 20 per cento, il livello massimo raggiunto prima dell’accordo sul nucleare stretto nel 2015 tra Iran e alcuni paesi occidentali, che prevedeva il rallentamento del programma nucleare iraniano in cambio della rimozione di alcune sanzioni imposte sull’economia dell’Iran. L’arricchimento dell’uranio è un passaggio fondamentale per la costruzione dell’arma atomica, e con l’arricchimento al 20 per cento l’Iran potrebbe convertire le sue intere riserve di uranio a livelli di costruzione della bomba nel giro di sei mesi (oggi il livello di arricchimento dell’uranio è al 4-5 per cento).

Sulla carta, la nuova legge iraniana è una violazione dell’accordo del 2015, che però di fatto perse efficacia e importanza da quando nel 2018 gli Stati Uniti si ritirarono unilateralmente su decisione di Trump, violandone i termini.

– Leggi anche: Come risponderà l’Iran all’uccisione di Mohsen Fakhrizadeh?

La legge prevede anche l’espulsione degli ispettori nucleari dell’ONU, se entro febbraio non verranno cancellate le sanzioni approvate dal governo di Trump a seguito del ritiro americano dal trattato: se dovesse verificarsi questo scenario, sarebbe un duro colpo per l’attività di sorveglianza internazionale sul programma nucleare iraniano, visto che gli ispettori sono la principale fonte pubblica di informazioni per l’Agenzia internazionale dell’energia atomica.

Le tempistiche stabilite dall’Iran costringeranno l’amministrazione Biden a muoversi in fretta e decidere rapidamente cosa fare con il governo iraniano: se andare avanti con la linea dura di Trump – improbabile, da quanto visto fin qui – o se tornare a negoziare per ristabilire l’accordo sul nucleare, o firmarne uno nuovo. Secondo il New York Times, comunque, questa decisione creerà una «potenziale crisi» nei primi giorni della presidenza Biden.

La legge è stata approvata su pressione del fronte conservatore e ultraconservatore dell’Iran, il più potente del paese: è lo stesso di Ali Khamenei, la Guida Suprema, la principale figura politica e religiosa iraniana. La norma è stata invece contrastata dal presidente Hassan Rouhani e dal fronte dei moderati, che anche dopo l’uccisione di Fakhrizadeh avevano cercato di usare toni meno bellicosi nei confronti dell’Occidente, nella speranza di riprendere i negoziati sul nucleare con la nuova amministrazione Biden.

Il governo di Rouhani è ora obbligato ad applicare la decisione del parlamento, ma potrebbe provare a rallentarla, citando difficoltà tecniche. Inoltre per arrivare all’arricchimento dell’uranio al 20 per cento saranno necessarie alcune revisioni all’interno del principale sito nucleare iraniano a Natanz, lo stesso che fu colpito da un devastante attacco informatico compiuto da Israele e Stati Uniti un decennio fa.