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  • Giovedì 24 dicembre 2020

In Russia dissentire sarà sempre più difficile

Il parlamento russo vieterà la diffusione dei dati personali degli agenti di sicurezza: è una risposta agli ultimi sviluppi del caso Navalny

Agenti di sicurezza russi fuori dagli uffici della fondazione di Alexei Navalny a Mosca, in Russia (AP Photo/Pavel Golovkin)
Agenti di sicurezza russi fuori dagli uffici della fondazione di Alexei Navalny a Mosca, in Russia (AP Photo/Pavel Golovkin)

La Duma, la Camera bassa del parlamento russo, ha approvato martedì una nuova legge che vieta la diffusione dei dati personali degli agenti di sicurezza russi, cioè poliziotti, investigatori e agenti dei servizi d’intelligence. La legge è stata discussa in tempi rapidissimi, senza alcun confronto. È stata approvata dopo che Alexei Navalny, principale oppositore di Putin, aveva diffuso online la registrazione di una telefonata in cui si sentiva un agente dell’FSB, la principale agenzia d’intelligence russa, dire che l’avvelenamento di cui era stato vittima Navalny lo scorso agosto era stato organizzato dallo stesso FSB. L’agente registrato faceva anche i nomi dei due agenti che avevano partecipato all’avvelenamento: Alexey Alexandrov, già individuato da un’inchiesta giornalistica precedente, e Ivan Osipov.

– Leggi anche: Un agente dei servizi russi ha confessato l’avvelenamento di Navalny

La legge approvata martedì è solo una delle misure che il governo russo sta promuovendo con l’obiettivo di reprimere il dissenso online. Restringere ancora di più la libertà di informazione in Russia potrebbe avere conseguenze rilevanti per le opposizioni, che in molti casi non dispongono di altri mezzi per informare e denunciare, considerato che la stragrande maggioranza della stampa è sotto il controllo del regime.

La nuova legge, che per entrare in vigore deve ancora essere approvata dal Senato e firmata da Putin (entrambi passaggi scontati), prevede di proteggere i dati personali dei membri delle forze di sicurezza russe «indipendentemente dal fatto che ci sia una minaccia diretta alla loro sicurezza»: in precedenza il divieto di diffondere informazioni di questo tipo era legato solo alla presenza di minacce dirette.

La legge è una delle numerose misure appoggiate dal governo russo per indebolire l’opposizione, e soprattutto evitare che Navalny e i suoi alleati ripetano l’inaspettato successo ottenuto alle elezioni locali lo scorso autunno. Mercoledì, per esempio, la Duma ha approvato un’altra legge che estende il concetto di “agente straniero”, rendendo possibile includere in questa definizione associazioni non registrate legalmente e giornalisti stranieri che si occupano di politica: gli “agenti stranieri” non registrati legalmente possono subire condanne fino a cinque anni di prigione.

Altre misure volute dal governo sono il divieto di organizzare proteste spontanee, ulteriori restrizioni sui contenuti pubblicati online e la possibilità di chiudere YouTube, piattaforma molto usata dallo stesso Navalny per diffondere le proprie inchieste anti-corruzione e per farsi conoscere a livello nazionale.

Alexei Navalny in un fermo immagine del video pubblicato dal suo canale YouTube, 21 dicembre 2020 (ANSA/YOUTUBE ALEXEI NAVALNY)

La discussione e l’approvazione di alcune delle misure volute dal governo hanno subìto una notevole accelerata negli ultimi giorni, dopo la pubblicazione da parte di Navalny dell’ultimo pezzo dell’inchiesta sul suo avvelenamento.

L’inchiesta è stata pubblicata da un gruppo di testate internazionali, tra cui Bellingcat e la CNN, che hanno raccontato come Navalny abbia contattato per telefono gli agenti responsabili dell’operazione contro di lui e, usando una falsa identità, abbia fatto confessare a uno di loro che l’FSB era stato responsabile dell’avvelenamento. Il video della registrazione della telefonata tra Navalny e l’agente dell’FSB è stato visto 16 milioni di volte in 24 ore. Il governo russo ha negato qualsiasi coinvolgimento nella vicenda, nonostante Putin abbia ammesso che Navalny era sotto stretta sorveglianza prima dell’avvelenamento.

L’impressione, comunque, è che il governo tema che tutta questa storia possa provocare un ulteriore calo dei consensi verso il Cremlino, che arriva da un anno complicato, sia per il crescente malcontento dovuto alla riduzione progressiva dei redditi reali, sia per una gestione spesso improvvisata della risposta alla pandemia da coronavirus. Il governo russo vorrebbe quindi mettere un freno alle opposizioni, e in particolare a Navalny, soprattutto in vista delle elezioni parlamentari previste per il prossimo anno.