La sindaca di Roma Virginia Raggi è stata assolta anche in appello dall’accusa di falso per la storia della nomina di Renato Marra

La sindaca di Roma Virginia Raggi lascia la Corte di Appello di Roma al termine dell'udienza per il processo di appello in cui era imputata in relazione alla nomina di Renato Marra, il 14 dicembre 2020 (ANSA/GIUSEPPE LAMI)
La sindaca di Roma Virginia Raggi lascia la Corte di Appello di Roma al termine dell'udienza per il processo di appello in cui era imputata in relazione alla nomina di Renato Marra, il 14 dicembre 2020 (ANSA/GIUSEPPE LAMI)

La sindaca di Roma Virginia Raggi è stata assolta nel processo in appello in cui era imputata con l’accusa di falso per la storia della nomina di Renato Marra – fratello dell’ex braccio destro di Raggi, Raffaele – alla direzione del Dipartimento turismo del comune da lei guidato. Raggi era già stata assolta in primo grado, ma poi la procura aveva fatto ricorso chiedendo una pena di dieci mesi di reclusione.

Il processo di primo grado era iniziato nel giugno del 2018. Raggi era accusata di aver dichiarato il falso al responsabile anticorruzione del comune di Roma in occasione del trasferimento di Renato Marra dalla polizia municipale alla direzione del Dipartimento turismo, con un conseguente cospicuo aumento di stipendio. All’epoca, il braccio destro e principale consigliere della sindaca era il fratello di Renato, Raffaele Marra, successivamente accusato di corruzione e arrestato, nel 2016, per una vicenda precedente che non aveva nulla a che fare con Raggi. Secondo l’accusa, Raffaele Marra aveva fatto pressioni sulla sindaca affinché trasferisse il fratello all’incarico più remunerativo. Raggi aveva dichiarato ufficialmente al responsabile dell’anticorruzione di aver nominato Marra in «autonomia», ma secondo l’accusa aveva commesso il reato di falso per via di alcune conversazioni scritte trovate sul cellulare di Raffaele Marra.