I negoziati su Brexit sono «in pausa»

Lo ha detto Michel Barnier, capo dei negoziatori europei, riferendosi ai negoziati sul futuro accordo commerciale tra UE e Regno Unito

Michel Barnier (Leon Neal/Getty Images)
Michel Barnier (Leon Neal/Getty Images)

Venerdì Michel Barnier, capo dei negoziatori europei su Brexit, ha detto che i negoziati tra Unione Europea e Regno Unito sul futuro trattato commerciale sono «in pausa» a causa di «profonde divergenze» tra le parti. Barnier, che già nei giorni scorsi aveva parlato di stallo nei negoziati su Brexit, ha scritto: «Dopo una settimana di intense trattative a Londra, insieme a David Frost [capo della delegazione britannica su Brexit], abbiamo convenuto di non avere trovato le condizioni per un accordo, a causa di significative divergenze sul level playing field, sulla governance e sulla pesca».

Non significa che le due parti non riusciranno a trovare alcun accordo entro il 31 dicembre 2020, data dell’uscita definitiva del Regno Unito dall’Unione Europea; ma di certo l’annuncio di Barnier è un segnale che i negoziati potrebbero non portare a nulla, e che potrebbe verificarsi uno scenario di no deal (nessun accordo), che potrebbe essere disastroso per l’economia britannica.

Prima dell’annuncio di Barnier, il portavoce del primo ministro britannico Boris Johnson aveva detto che il governo di Londra stava lavorando duramente per raggiungere un accordo, ma aveva specificato anche che il Regno Unito non avrebbe «accettato un accordo che non ci permetta di riprendere il controllo». Barnier ha comunque aggiunto che sabato pomeriggio ci sarà un confronto tra Johnson e Ursula von der Leyen, la presidente della Commissione europea.

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I temi citati da Barnier, e su cui le parti sono più distanti, restano le norme comuni per evitare la concorrenza sleale, il cosiddetto level playing field, e il meccanismo di risoluzione delle controversie, mentre le quote sulla pesca sembrano un tema meno complesso da districare.

Uscire definitivamente dall’Unione Europea senza un accordo commerciale sarebbe disastroso per l’economia britannica: da un giorno all’altro sui prodotti britannici sarebbero imposti pesanti dazi che farebbero aumentare notevolmente il loro prezzo finale, rendendoli molto meno competitivi. Un’automobile prodotta nel Regno Unito, per esempio, potrebbe costare in media tremila euro in più. Dato che il Regno Unito esporta molti dei propri beni nei paesi dell’Unione Europea – parliamo del 46 per cento delle esportazioni totali – le conseguenze sarebbero potenzialmente catastrofiche per interi settori dell’economia britannica. Un eventuale no deal danneggerebbe anche i paesi europei che hanno maggiori legami col Regno Unito, in particolare l’Irlanda.