L’Agenzia federale per l’aviazione statunitense ha deciso che i Boeing 737 Max possono tornare a volare

(Stephen Brashear/ Getty Images)
(Stephen Brashear/ Getty Images)

La Federal Aviation Administration (FAA), ovvero l’agenzia federale statunitense che si occupa della sicurezza e dei controlli relativi all’aviazione, ha dato il via libera per far tornare a volare gli aerei 737 Max prodotti dalla Boeing, che è la principale azienda statunitense produttrice di aeroplani assieme all’europea Airbus. L’utilizzo di questi modelli di aereo era stato sospeso in tutto il mondo a partire dal marzo del 2019 a causa di due incidenti molto gravi che avevano sollevato parecchi dubbi sulla loro sicurezza. In particolare, la decisione arrivò dopo l’incidente del volo 302 di Ethiopian Airlines che il 10 marzo del 2019 era partito da Addis Abeba, in Etiopia, ed era precipitato poco dopo il decollo provocando la morte di tutte le 157 persone a bordo, tra cui otto italiani.

La FAA ha detto che l’azienda ha effettuato gli interventi richiesti per «eliminare ciò che aveva causato questi particolari incidenti»: prima di tornare a volare, gli aerei dovranno essere modificati e i piloti dovranno fare un nuovo addestramento, ma l’agenzia si è detta «convinta al 100 per cento» del fatto che adesso i 737 Max siano sicuri.

Sia l’incidente dell’aereo della Ethiopian Airlines sia quello del volo operato dalla compagnia indonesiana Lion Air, che circa cinque mesi prima era caduto poco dopo il decollo da Giacarta facendo 189 morti, erano stati attribuiti ai difetti di un software relativo alla modalità di volo automatico: questo software, chiamato MCAS, aveva portato entrambi gli aerei – del modello 737 Max 8 – a scendere in picchiata poco dopo il decollo.

Oltre che un danno di reputazione, per Boeing si è trattato di un ingente danno economico: prima dei due incidenti l’azienda produceva più di 50 737 Max al mese; oltre alle compagnie che avevano cancellato gli ordini per nuovi aerei e a quelle che li avevano sospesi, se ne erano aggiunte altre che li avevano posticipati per via della crisi del settore del trasporto aereo dovuta alla pandemia da coronavirus.