Trump vuole vendere i diritti per estrarre petrolio in Alaska, prima che arrivi Biden

La sua amministrazione proverà a chiudere alcuni contratti per l'estrazione di petrolio e gas in una grande area naturale

(Steven Chase/U.S. Fish and Wildlife Service via Getty Images)
(Steven Chase/U.S. Fish and Wildlife Service via Getty Images)

Lunedì l’amministrazione di Donald Trump, presidente uscente degli Stati Uniti, ha avviato le attività per la vendita di contratti di locazione petrolifera nella pianura costiera dell’Arctic National Wildlife Refuge (ANWR), una grande area naturale nell’Alaska nord-orientale, nella quale finora non sono mai state fatte trivellazioni. È possibile, seppur tutt’altro che certo, che alcuni contratti vengano chiusi già a inizio gennaio; quindi prima del 20 gennaio, giorno dell’insediamento come nuovo presidente di Joe Biden, contrario alle trivellazioni nell’area.

Della ricerca di petrolio e gas in alcune aree dell’Arctic National Wildlife Refuge (e di eventuali successive perforazioni e trivellazioni) si parla da anni e già ad agosto il governo degli Stati Uniti aveva approvato un piano per alcune ricerche preliminari a eventuali vendite all’asta dei diritti per il gas e il petrolio all’interno dell’area. Prima ancora, nel 2017, il Congresso (a maggioranza Repubblicana) aveva approvato una riforma fiscale che già apriva alla possibilità di estrazione di gas e petrolio da quelle zone. Ma di possibili trivellazioni nell’Arctic National Wildlife Refuge si parla dal 1977, quando il Congresso tenne per la prima volta una serie di udienze per determinarne l’impatto ambientale. Nel 1986 ci fu anche una prima perforazione esplorativa nei confini del parco, i cui risultati non sono però mai stati resi noti.

La novità di questi giorni è che il Bureau of Land Management (un’agenzia per la gestione del territorio, che fa parte del dipartimento dell’Interno) ha pubblicato un bando che riguarda contratti per circa 6 chilometri quadrati e che, in sintesi, chiede alle aziende a quali aree sarebbero interessate per estrarre petrolio o gas. L’amministrazione Trump ha annunciato inoltre tempi piuttosto stretti per l’eventuale chiusura dei contratti, alcuni dei quali potrebbero essere firmati intorno al 17 gennaio, quindi giusto pochi giorni prima che Trump smetta a tutti gli effetti di essere presidente. Come ha scritto il New York Times, «normalmente il Bureau of Land Management si prenderebbe del tempo per decidere e determinare per quali aree fare i contratti, una cosa che può richiedere anche diversi mesi».

L’Arctic National Wildlife Refuge ha un’area di quasi 80mila chilometri quadrati (è più grande dell’Irlanda) ed è in gran parte un territorio incontaminato. Diversi gruppi ambientalisti e i Gwich’in, una tribù indigena dell’Alaska che vive nei pressi dell’Arctic National Wildlife Refuge, si sono opposti per i danni che le trivellazioni potrebbero fare all’ambiente.

Ma, anche senza considerare questioni ambientali, non è per niente sicuro che nelle aree interessate dal bando ci siano quantità e qualità di petrolio e gas tali da valere l’investimento da parte delle aziende. Un articolo del New York Times pubblicato nel 2019 – basato su una serie di documenti e interviste di persone coinvolte – aveva spiegato come i risultati delle perforazioni esplorative degli anni Ottanta fossero stati molto scarsi.

Anche perché le estrazioni artiche sono costose e logisticamente complicate e comunque perché prima di ogni effettiva estrazione ci vorrebbero almeno 10 anni. Per le aziende, non si tratterebbe nemmeno di un’azione popolare e facile dal punto di vista comunicativo: in un sondaggio di inizio 2019 solo il 22 per cento delle persone interessate si disse a favore delle esplorazioni preliminari a eventuali trivellazioni.

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Qualora ci fossero comunque aziende interessate e qualora l’amministrazione Trump dovesse riuscire a chiudere almeno alcuni contratti prima del 20 gennaio, per la futura amministrazione Biden sarebbe comunque possibile, in alcuni mesi, provare a tornare indietro e impedire le trivellazioni.