Ci sono i primi indagati nell’inchiesta sulla gestione dell’ospedale di Alzano Lombardo

(ANSA/Tiziano Manzoni)
(ANSA/Tiziano Manzoni)

Luigi Cajazzo, l’ex direttore generale del Welfare della regione Lombardia, che si era dimesso lo scorso maggio, e il suo vice Marco Salmoiraghi, tuttora in carica, sono indagati per la gestione dell’ospedale Pesenti Fenaroli di Alzano Lombardo, chiuso e riaperto nel giro di tre ore il 23 febbraio scorso dopo la scoperta dei primi due pazienti positivi al coronavirus. Da maggio la procura di Bergamo sta indagando sulla gestione della pandemia nella provincia di Bergamo, la più colpita dal coronavirus in tutta Italia e una delle più colpite al mondo durante la cosiddetta prima ondata.

In questo periodo i magistrati bergamaschi hanno parlato con tutti i principali protagonisti di questa vicenda, che riguarda anche la mancata istituzione della “zona rossa” per i comuni di Nembro e Alzano Lombardo: dal presidente della Lombardia Attilio Fontana al presidente del Consiglio Giuseppe Conte. I magistrati hanno ricevuto gli esposti e le testimonianze raccolte dai comitati di parenti delle vittime e sequestrato migliaia di pagine di documenti.

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Oltre a Cajazzo e Salmoiraghi sono indagati Aida Andreassi, la dirigente dell’Unità organizzativa Polo ospedaliero, Francesco Locati, il direttore dell’Asst (Azienda sociosanitaria territoriale) di Seriate e Roberto Cosentina, il direttore sanitario. Giovedì la Guardia di finanza ha acquisito atti e materiale dalla sede della regione Lombardia e dall’Istituto superiore di Sanità.

La Guardia di finanza ha acquisito copie di materiale presente su pc e smartphone di funzionari e dirigenti, in particolare scambi di mail e chat di WhatsApp, con il fine di ricostruire cosa sia successo il 23 febbraio, quando fu deciso di non istituire la “zona rossa”. Per spiegare la riapertura dell’ospedale di Alzano Lombardo Locati aveva scritto in una memoria che «fu un ordine della regione».