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  • Sabato 10 ottobre 2020

«Sono Tuan, mi dispiace. Non potrò prendermi cura di voi»

A Londra è iniziato il processo per la morte dei 39 migranti trovati l'ottobre scorso in un rimorchio a est di Londra: alcuni di loro avevano registrato messaggi di saluto alle proprie famiglie

(Leon Neal/Getty Images)
(Leon Neal/Getty Images)

A Londra, in Inghilterra, è iniziato mercoledì il processo per quattro persone accusate della morte dei 39 migranti vietnamiti i cui corpi furono trovati nell’ottobre 2019 nel rimorchio di un camion a est di Londra. Le indagini hanno stabilito che le persone all’interno del rimorchio morirono soffocate durante un viaggio in traghetto verso il Regno Unito, dove stavano cercando di entrare illegalmente. Come andarono le cose è stato ricostruito utilizzando immagini e registrazioni trovate sui telefoni dei 39 migranti morti, i video di alcune telecamere di sorveglianza, i messaggi tra le persone accusate di aver organizzato il trasporto dei migranti e grazie alla collaborazione di alcuni testimoni.

I corpi dei 39 migranti furono trovati nella notte tra il 22 e il 23 ottobre 2019, quando l’autista del camion che li trasportava – Maurice Robinson – chiamò il numero per le emergenze e spiegò di aver trovato i cadaveri nel rimorchio che aveva da poco prelevato al porto di Purfleet, a est di Londra. Il camion, con i migranti a bordo, era partito dalla Francia diverse ore prima, era passato dal porto di Zeebrugge, in Belgio, ed era arrivato dopo 12 ore di viaggio in Inghilterra, restando sigillato per tutto il tempo.

Le indagini hanno ricostruito che i migranti – tra cui dieci adolescenti – erano entrati nel rimorchio a Bierne, un paese nel nord della Francia, e che il camion era stato guidato fino in Belgio da un primo autista, Eamonn Harrison. Secondo l’accusa, sul rimorchio furono fatte salire il doppio delle persone che avrebbero potuto starci in relativa sicurezza: ognuna di loro aveva pagato fino a 10.000 euro per il viaggio. Il rimorchio era poi stato sigillato per il trasporto e imbarcato per il Regno Unito dove sarebbe arrivato più di 12 ore dopo. Per tutto quel tempo, le persone a bordo restarono sigillate, senza ossigeno sufficiente per il viaggio e con temperature sempre più alte.

Sui telefoni cellulari di alcune delle 39 persone a bordo sono stati trovati messaggi e foto che raccontano quello che accadde durante il viaggio, mentre le condizioni all’interno si facevano sempre peggiori. La temperatura cominciò a salire e nel rimorchio in molti si spogliarono quasi del tutto per resistere al caldo. Poi sembra che molti si resero conto che nel rimorchio stava finendo l’ossigeno e provarono ad aprire il portellone, senza riuscirci.

Anche se durante il viaggio in traghetto non c’era copertura telefonica, alcune persone cominciarono a registrare messaggi di saluto per la propria famiglia. Nguyen Tho Tuan – scrive il Guardian registrò un messaggio per sua moglie, sua madre e i suoi figli: «Sono Tuan, mi dispiace. Non potrò prendermi cura di voi. Mi dispiace. Non riesco a respirare. Voglio tornare dalla mia famiglia. Vivete una buona vita». Un’altra persona registrò un messaggio simile: «Non riesco a respirare. Mi dispiace. Ora devo andare»; in sottofondo si sente una voce dire «È morto», probabilmente in riferimento a un’altra delle persone sul rimorchio.

Secondo l’accusa, gli autisti e le altre persone coinvolte nell’organizzazione del viaggio avevano ben chiari i rischi che si stavano prendendo ed erano consapevoli del fatto che per le persone nel rimorchio il viaggio sarebbe stato molto pericoloso. Quando Robinson prelevò il carico in Inghilterra, aveva da poco ricevuto un messaggio in cui il suo capo Ronan Hughes lo istruiva a fermarsi non più di sei minuti dopo aver agganciato il rimorchio: «fai subito prendere loro aria, ma non farli scendere».

Come da istruzioni, poco dopo l’una di notte del 23 ottobre Robinson si fermò in una strada deserta della periferia di Grays. Le registrazioni di una telecamera di sorveglianza mostrano Robinson scendere dal camion e aprire il portellone del rimorchio, da cui esce una nuvola di vapore: Robison rimane poi fermo immobile per circa 90 secondi a guardare dentro, prima di richiudere. A quel punto – dicono gli investigatori – Robinson si mise in contatto con i suoi complici e poco dopo decise di chiamare i soccorsi (la telefonata è stata registrata): «Sono un autista di camion. Ho appena preso un rimorchio al porto. Ce ne sono tantissimi. Ci sono degli immigrati lì dentro. Sono tutti a terra. Ho sentito il rumore, ho aperto ed erano lì a terra. Il rimorchio è pieno. Ce ne saranno 25. Non respirano».

Sei uomini sono stati incriminati nel Regno Unito per aver organizzato il trasporto dei migranti dalla Francia all’Inghilterra: Robinson e Hughes si sono dichiarati colpevoli di omicidio colposo, gli altri quattro – tra cui Harrison – sono a processo in questi giorni. Sono accusati di omicidio colposo e di aver preso parte al traffico di esseri umani. Tutte le persone coinvolte sono accusate di aver preso parte direttamente o di aver organizzato il viaggio dei 39 migranti e molti altri viaggi simili prima di allora. Il processo dovrebbe durare circa 6 settimane. Molte altre persone sono state arrestate in indagini sul traffico di esseri umani collegate a quella sulla morte dei 39 migranti vietnamiti; in Vietnam, sette persone sono state formalmente accusate per aver preso parte al traffico di esseri umani.