Chiara Appendino è stata condannata per falso in atto pubblico

La sindaca di Torino è accusata di non aver conteggiato un debito nel bilancio comunale del 2016

Chiara Appendino, sindaca di Torino, il 23 luglio 2020 (ANSA/ ALESSANDRO DI MARCO)
Chiara Appendino, sindaca di Torino, il 23 luglio 2020 (ANSA/ ALESSANDRO DI MARCO)

La sindaca di Torino, Chiara Appendino del Movimento 5 Stelle, è stata condannata in primo grado a sei mesi (con sospensione condizionale della pena) per falso ideologico in atto pubblico nel bilancio comunale del 2016. La sindaca, e il suo ex capo di gabinetto Paolo Giordana, che è stato invece condannato a otto mesi, sarebbero responsabili di non aver segnalato un debito. Appendino, dopo la notizia della condanna, ha annunciato che porterà fino alla fine il suo mandato e seguendo il codice etico dei Cinque Stelle si è autosospesa dal Movimento. Appendino è stata però assolta dalla stessa accusa relativa al bilancio del 2017 e dall’accusa di abuso di ufficio, reato che in caso di condanna avrebbe previsto la sua decadenza da sindaca in virtù degli effetti della legge Severino.

Le indagini erano state avviate nel luglio del 2017 dopo un esposto presentato da una lista civica e dal Partito Democratico, cui aveva fatto seguito una denuncia del Collegio dei revisori. La vicenda giudiziaria era legata all’ex area industriale Westinghouse, poco distante dal centro della città e per la quale c’è un progetto di rinnovamento, con la costruzione di un centro congressi. Nel 2012 una partecipata di Fondazione CRT, Ream, acquisì i diritti di prelazione e versò al comune una caparra di 5 milioni di euro. Negli anni seguenti si decise di affidare il progetto ad altri, quindi il comune avrebbe dovuto restituire i 5 milioni a Ream, ma la somma non fu mai né versata né segnalata nel bilancio.