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  • Giovedì 27 agosto 2020

Gli Stati Uniti hanno deciso di fare meno tamponi

Dopo le molte lamentele di Trump per i molti test realizzati, il governo ha deciso di non consigliare più i tamponi per i contatti delle persone contagiate

(Matthew Hatcher/Getty Images)
(Matthew Hatcher/Getty Images)

Il Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie statunitense (CDC), la più importante agenzia pubblica che si occupa di epidemie, ha cambiato le sue linee guida sulla necessità di sottoporsi al test per il coronavirus. In precedenza il test era raccomandato a tutti quelli che erano stati a stretto contatto con una persona positiva; oggi invece le linee guida sostengono che una decisione in questo senso spetti ai medici di base e alle autorità locali, privilegiando chi manifesta dei sintomi.

Diversi osservatori ed esperti di sanità hanno concluso che le nuove linee guida del CDC provocheranno una riduzione dei test a cui si sottoporranno le persone che sospettano di avere il virus, cosa che a sua volta renderà ancora più difficile tracciare i loro contatti e individuare la diffusione del coronavirus. Ma la decisione del CDC arriva dopo settimane in cui il presidente Donald Trump ha sostenuto che l’altissimo numero di contagiati registrati nel paese sia dovuto ai troppi test realizzati, e ha anche annunciato di aver ordinato di farne di meno.

L’ex capo del CDC durante l’amministrazione Obama, Tom Frieden, ha definito «problematica» la modifica delle linee guida. «Queste sono esattamente le persone che dovremmo testare», ha detto a CNN Leana Wen, che insegna sanità pubblica alla George Washington University di Washington, parlando dei potenziali contagiati asintomatici. Da mesi l’Organizzazione Mondiale della Sanità enfatizza la necessità di sottoporre al test il più alto numero di persone possibili, sia per tracciare il contagio ricostruendo i contatti della persona contagiata, sia per isolare i positivi in modo che non contribuiscano a una ulteriore diffusione.

Nelle scorse settimane Trump ha ribadito più volte che gli Stati Uniti sono il paese con più casi individuati al mondo perché sottopongono al test molte persone in più degli altri paesi. È vero che la percentuale di test effettuati in rapporto alla popolazione è molto alta, ma rimane il fatto che la percentuale di tamponi positivi è ormai da due mesi superiore al 6 per cento, con punte che hanno sfiorato il 9 per cento. L’OMS ha stimato che un indicatore efficace per stabilire se un certo paese sta effettuando un numero accettabile di test è rimanere sotto al 5 per cento di tamponi positivi per due settimane consecutive: cosa che agli Stati Uniti non succede da giugno.

(grafico della Johns Hopkins University: in blu la percentuale di positivi sul totale delle persone sottoposte a tampone)

Parlando col New York Times, Brett P. Giroir, sottosegretario alla Sanità dell’amministrazione Trump, ha detto che con le nuove linee guida della CDC l’amministrazione non sta cercando di fare «meno test», bensì «un numero appropriato». Giroir ha spiegato che la modifica è stata condivisa da più parti, anche da consulenti tecnici, ma ha ammesso che l’indicazione è arrivata dalla task force che assiste Trump nella gestione del coronavirus, interamente nominata da Trump.

In particolare, i sostenitori di Trump hanno sottolineato il fatto che la misura sia stata condivisa all’unanimità dai membri della task force. Fra di loro c’è anche Anthony Fauci, immunologo e direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases (NIAID, il più importante istituto di ricerca americano sulle epidemie), che in passato aveva velatamente criticato più volte le decisioni di Trump nella gestione della pandemia.

In una dichiarazione data a NPR, Fauci ha spiegato che nelle scorse settimane era presente quando si è discusso di modificare le linee guida del CDC, mentre durante la riunione decisiva stava subendo un’operazione alle corde vocali. Dopo che le ha lette ha spiegato a NPR di avere «una certa preoccupazione» per il fatto che «potrebbero essere interpretate come una riduzione dell’importanza della diffusione asintomatica del coronavirus, un tema molto importante».

Jennifer Nuzzo, un’epidemiologa che lavora per la Johns Hopkins University, ha definito le nuove linee guida «chiaramente controverse», ma al contempo ha segnalato che nessuno dal CDC è risultato disponibile per discuterne.