Il tribunale speciale del Libano ha condannato un membro di Hezbollah per l’omicidio del 2005 dell’ex presidente libanese Hariri

Una manifestazione di protesta per l'uccisione dell'ex primo ministro libanese Rafik Hariri in piazza Martyr, a Beirut, in Libano, il 7 marzo 2005 (Marco Di Lauro/Getty Images)
Una manifestazione di protesta per l'uccisione dell'ex primo ministro libanese Rafik Hariri in piazza Martyr, a Beirut, in Libano, il 7 marzo 2005 (Marco Di Lauro/Getty Images)

Il Tribunale speciale del Libano ha giudicato Salim Jamil Ayyash, membro del gruppo politico-terrorista Hezbollah, colpevole «al di là di ogni ragionevole dubbio» dell’attentato del 14 febbraio 2005 a Beirut in cui furono uccisi con un’autobomba l’ex primo ministro libanese Rafik Hariri e altre 21 persone. Ayyash era imputato insieme ad atri tre membri del gruppo sciita, che invece sono stati assolti.

I quattro membri di Hezbollah erano sotto processo dal 2011, ma il gruppo sciita non ha mai reso noto dove si trovassero e quindi non sono mai stati arrestati. Ayyash è stato quindi condannato in contumacia. Benché sia stata accertata la sua responsabilità come co-autore dell’attentato, i giudici del Tribunale speciale hanno stabilito che «non ci sono prove del coinvolgimento dei vertici di Hezbollah» nell’omicidio di Hariri.

– Leggi anche: L’assassinio di Rafiq Hariri, 10 anni fa

Nel 2006 il governo libanese accettò di collaborare alla formazione di un tribunale speciale dell’ONU, con sede nei Paesi Bassi, per indagare sull’assassinio di Hariri. Fu la prima volta che venne creato un tribunale internazionale per identificare i singoli responsabili di un attacco terroristico. Il tribunale aveva quindi formulato le quattro richieste di arresto per altrettanti cittadini libanesi, tutti membri di Hezbollah, che però ha sempre respinto le accuse nei loro confronti, accusando invece i servizi segreti israeliani dell’attacco.

Hariri era un musulmano sunnita e secondo molti sarebbe presto tornato alla guida del governo, che aveva lasciato pochi mesi prima di essere ucciso. La sua uccisione fu un momento storico per il Libano: decine di migliaia di persone scesero in piazza per manifestare contro il nuovo governo, ritenendolo in qualche modo responsabile, e chiedere il ritiro delle truppe siriane che occupavano il paese da più di 29 anni.