Trump ha ipotizzato di rinviare le elezioni, ma non ha il potere di farlo

Ha suggerito di farle quando sarà finita la pandemia, evitando il voto per posta: anche volendo sarebbe impossibile

(Montinique Monroe/Getty Images)
(Montinique Monroe/Getty Images)

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha suggerito su Twitter di rinviare le elezioni presidenziali previste per il 3 novembre 2020 a quando «si potrà votare in sicurezza e come si deve», visto che secondo lui il voto per posta – cioè la soluzione più percorribile per tenere le elezioni durante la pandemia da coronavirus – produrrà «le più inaccurate e falsate elezioni nella storia». Il presidente degli Stati Uniti non può spostare le elezioni, comunque. Potrebbe farlo teoricamente soltanto il Congresso, ma i Democratici che controllano la Camera certamente non sarebbero d’accordo.

Oltre al problema del Congresso, poi, un eventuale piano di Trump per rinviare la data delle elezioni si scontrerebbe anche con il 12esimo emendamento della Costituzione, che fissa l’inizio del nuovo mandato presidenziale e la fine del mandato precedente al 20 gennaio, senza eccezioni: per quella data l’epidemia negli Stati Uniti sarà con ogni probabilità ancora in corso, rendendo inutile posticipare il voto.

Da mesi Trump porta avanti una campagna contro il voto per posta, un sistema che normalmente accresce l’affluenza consentendo l’accesso al voto a molte persone che, spesso per motivi di lavoro o famiglia, non possono fare le code ai seggi. Una maggiore affluenza è considerata da molti – anche se non da tutti – un vantaggio per i Democratici. Temendo questa possibilità, Trump accusa il voto per posta di essere facilmente manipolabile e di produrre risultati falsati, nonostante i fatti dicano il contrario.

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Finora però non era mai arrivato a ipotizzare un rinvio delle elezioni. Questo inasprimento della sua posizione potrebbe essere dovuto a una notizia uscita esattamente un quarto d’ora prima del suo tweet: l’economia americana si è contratta a una velocità mai vista finora, nei mesi iniziali della pandemia, con il PIL che è calato del 9,5 per cento nel secondo trimestre del 2020. Proiettato annualmente come si fa con i dati trimestrali, equivale a un crollo del 32,9 (in realtà essendo dovuto a una circostanza eccezionale come una pandemia, il calo finale del 2020 potrebbe anche essere diverso).

Nei quasi quattro anni del suo primo mandato, Trump aveva sempre potuto vantare un’economia statunitense in ottima salute, e questi dati mettono in discussione uno dei punti principali della sua propaganda politica. I sondaggi lo danno da tempo ampiamente in svantaggio rispetto al suo sfidante, il Democratico Joe Biden, e per questo Trump sta cercando di delegittimare preventivamente delle elezioni in cui, per motivi sanitari, sarà necessario con ogni probabilità ricorrere massicciamente al voto per posta. Non è detto che gli convenga: c’è anche chi dice che dovrebbe incoraggiarlo, in quanto particolarmente popolare fra gli elettori anziani che vivono fuori dalle città, che tendono a votare per il Partito Repubblicano.

Il voto per posta negli Stati Uniti funziona in maniera molto semplice. Ogni elettore che ne fa richiesta – ma in certi stati ogni elettore e basta – riceve per posta una scheda elettorale, segna con una penna il candidato che vuole votare, firma la scheda e la inserisce nella buca delle lettere, senza pagare francobolli o inserire il destinatario (la scheda è contenuta in una busta precompilata). C’è tempo per spedire la scheda fino al giorno del voto, motivo per cui quest’anno lo scrutinio potrebbe durare parecchio. Le schede vengono poi scrutinate man mano che arrivano. In Oregon e Colorado la quasi totalità del voto avviene a distanza; in Arizona, California, Hawaii, Montana, Utah e Washington la maggior parte.