La Bielorussia ha detto di aver arrestato 32 cittadini russi accusati di fare parte di un piano per destabilizzare il paese

Il presidente bielorusso Alexander Lukashenko, a Rzhev, circa 200 chilometri a nord-ovest di Mosca, in Russia, il 30 giugno 2020 (Mikhail Klimentyev, Sputnik, Foto del Cremlino via AP)
Il presidente bielorusso Alexander Lukashenko, a Rzhev, circa 200 chilometri a nord-ovest di Mosca, in Russia, il 30 giugno 2020 (Mikhail Klimentyev, Sputnik, Foto del Cremlino via AP)

La Bielorussia il 29 luglio ha annunciato di aver arrestato 32 cittadini russi, presunti mercenari, più una terza persona, che giovedì 30 sono stati incriminati con l’accusa di essere parte di un progetto per destabilizzare il paese in occasione delle elezioni presidenziali con atti “terroristici”. Secondo il capo del consiglio di sicurezza della Bielorussia Andrei Ravkov ci sarebbero circa 200 membri dell’organizzazione nel paese. Trovarli, per Ravkov, sarebbe «come cercare un ago in un pagliaio». Giovedì la Russia ha però negato di aver tentato di “destabilizzare” la Bielorussia.

Gli uomini arrestati farebbero parte del gruppo “Wagner”, un’organizzazione militare segreta che sarebbe collegata a un sostenitore di Vladimir Putin e che lavorerebbe per tutelare gli interessi russi in Ucraina, Siria e Libia. Gli arresti sono avvenuti pochi giorni prima delle elezioni presidenziali del prossimo 9 agosto in cui Alexander Lukashenko si candida per il suo sesto mandato (è presidente dal 1994). Lukashenko ha in passato accusato i suoi avversari politici, molti dei quali sono stati arrestati per motivi politici, di essere controllati dai “burattinai” di Mosca.