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  • Martedì 21 luglio 2020

In Sudafrica si sta mettendo male

L'epidemia da coronavirus si sta diffondendo molto rapidamente, negli ospedali mancano medici e infermieri e l'OMS ora parla di rischi per tutto il continente

Pazienti affetti da COVID-19 al Tshwane District Hospital di Pretoria (AP Photo/Jerome Delay)
Pazienti affetti da COVID-19 al Tshwane District Hospital di Pretoria (AP Photo/Jerome Delay)

Nell’ultimo mese in Sudafrica si è registrato un aumento significativo dei nuovi casi giornalieri di coronavirus: lunedì ne sono stati comunicati più di 13mila, numero simile a quello dei dieci giorni precedenti. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha detto che la diffusione dell’epidemia in Sudafrica dovrebbe essere un monito per tutti i paesi del continente, che sarebbero per lo più impreparati ad affrontare una crisi sanitaria di grandi dimensioni.

In Sudafrica il governo guidato dal presidente Cyril Ramaphosa aveva imposto uno dei più rigidi lockdown al mondo, che però poi era stato progressivamente allentato per far ripartire l’economia.

Come in altri paesi duramente colpiti dal coronavirus, anche in Sudafrica le preoccupazioni maggiori riguardano la situazione degli ospedali e in generale la capacità del sistema sanitario nazionale di reggere all’impatto provocato dalla crisi. Molti ospedali stanno affrontando da giorni la mancanza di personale sanitario e materiale medico, come l’ossigeno, e hanno già raggiunto il limite dei posti letto a disposizione. L’ossigeno manca soprattutto in uno degli epicentri dell’epidemia nel paese, cioè nella provincia di Gauteng, dove si trovano Johannesburg, città dove è concentrato il potere politico del Sudafrica, e Pretoria, la capitale amministrativa.

Dieci giorni fa un infermiere al Chris Hani Baragwanath Hospital – terzo ospedale più grande al mondo, che si trova a Johannesburg – ha raccontato ad Associated Press che l’arrivo di pazienti nelle precedenti due settimane era stato costante e aveva costretto la direzione della struttura ad autorizzare il ricovero di pazienti affetti da COVID-19 anche nei reparti dell’ospedale non destinati al coronavirus. Lo stesso infermiere ha detto che molti suoi colleghi erano risultati positivi al tampone, anche al di fuori dei reparti con i pazienti affetti da COVID-19.

Gli stessi problemi sono stati registrati al Khayelitsha District Hospital, ospedale di un quartiere di Città del Capo, dove è già stato triplicato il personale sanitario per affrontare la crisi. Ayanda Trevor Mnguni, capo del reparto di medicina interna dell’ospedale, ha detto a BBC: «Abbiamo moltissimo personale infetto. Una settimana abbiamo perso i nostri barellieri, quella successiva il nostro radiologo, e quella dopo ancora lo staff del laboratorio». Dopo avere riempito tutti i posti letto disponibili, l’ospedale ha iniziato a mandare i nuovi pazienti nella struttura costruita nel giro di un mese al di là della strada e gestita dall’organizzazione Medici Senza Frontiere, che è presente in questa zona della città da una ventina d’anni.

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Mike Ryan, maggiore esperto di emergenze dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha detto che il Sudafrica potrebbe essere un «precursore» di quello che potrebbe succedere nel resto del continente, soprattutto considerando che negli ultimi giorni è stato registrato un aumento significativo di nuovi casi anche in Botswana, Namibia, Zambia e Zimbabwe: «Stiamo iniziando a vedere una costante accelerazione della trasmissione [del virus] in alcuni paesi dell’Africa sub-sahariana, e penso che dovremmo prenderla molto, molto sul serio».