Kanye West non andrebbe preso sul serio

In particolare quando dice di volersi candidare a presidente degli Stati Uniti: nel suo interesse e in quello di tutti

Kanye West nel 2016 (Kevin Winter/Getty Images)
Kanye West nel 2016 (Kevin Winter/Getty Images)

Il 4 luglio il rapper Kanye West ha comunicato su Twitter l’intenzione di candidarsi come presidente degli Stati Uniti alle elezioni di novembre. West ha 43 anni, è uno dei più importanti artisti hip hop di sempre e una delle più note persone al mondo, non solo per la sua musica: il tweet ha avuto centinaia di migliaia di retweet e di quella intenzione – non supportata da nessun altro tipo di iniziativa pratica, né allora né dopo – hanno parlato svariati media, anche i più seri e rispettati. Nonostante questo, ci sono molte ragioni per pensare che West non si candiderà davvero alla presidenza degli Stati Uniti: e in generale che sia meglio non prenderlo sul serio.

Non è la prima volta che West dice di volersi candidare senza poi farlo, e sono ormai anni che fa (e spesso poi ritratta) dichiarazioni controverse e volutamente provocatorie. Inoltre, West ha parlato spesso dei suoi problemi di salute mentale. Nonostante questo, molte sue dichiarazioni diventano notizie e producono conseguenze concrete. È un problema per West ma anche per chi sceglie di parlarne: come ha scritto Craig Jenkins su Vulture, “Kanye West e i media stanno di nuovo facendo un gioco pericoloso”.

Pochi giorni dopo l’annuncio della candidatura di West  – a pochi mesi dal voto, non potendosi già candidare in alcuni stati e senza avere niente di quello che serve per candidarsi in tutti gli altri – Forbes ha pubblicato gli estratti di una lunga intervista con West, secondo la testata frutto di una conversazione lunga quattro ore. È una conversazione oggettivamente delirante: West dice che il suo partito si chiamerà Birthday Party (“party” in inglese vuol dire sia festa che partito), che vorrebbe governare ispirandosi a Wakanda (il regno isolazionista ed etnico dei film della Marvel) e che è già d’accordo con Elon Musk per nominarlo capo del programma spaziale. West dice anche di non aver mai votato in vita sua, di aver avuto il coronavirus a febbraio, di aver sostenuto per anni Donald Trump ma di non sostenerlo più oggi, e – tra le tante altre cose – di essere molto sospettoso dei vaccini, compreso quello che eventualmente sarà trovato contro il coronavirus.

Kanye West e Donald Trump nel 2018 (Oliver Contreras – Pool/Getty Images)

Jenkins ha criticato l’approccio di Forbes per come «offre ai lettori le posizioni più incendiarie di West solo perché vengano fatte girare su internet», in modo acritico e irresponsabile, e si chiede se sia quello il modo di riportare le dichiarazioni di una persona che potrebbe avere problemi di salute mentale. A questo proposito, il famoso e spesso attendibile sito di gossip TMZ, il giorno successivo all’intervista di Forbes aveva pubblicato un articolo in cui, oltre a far notare come «stranamente l’intervista non avesse toccato la questione della salute mentale» di West, sosteneva, citando fonti di famiglia a lui vicine, che West stia soffrendo di un disturbo bipolare.

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Oltre a far giustamente notare che è impossibile improvvisare diagnosi a distanza e che provando a farlo si corre il rischio di trattare con superficialità il tema delle malattie mentali, l’articolo di Jenkins si concentra soprattutto su come i media abbiano trattato e stiano trattando West. Non dice che sia sbagliato parlarne a prescindere (perché anche lui l’ha fatto scrivendone, e anche questo articolo lo sta facendo), ma che sia sbagliato parlarne in un certo modo.

Secondo Jenkins non c’è motivo per cui il delirio di West debba diventare «un serio dibattito sulle implicazioni di una sua candidatura» come capo di un terzo partito oltre ai due storici, quello Democratico e quello Repubblicano. Ed è sbagliato «cadere nella semplice trappola che porta a sensazionalizzare quello che è solo l’ennesimo caso di un miliardario che sputa fuori fantasiosi piani per il futuro», in un ciclo continuo che oltre a essere inutile per i media e i suoi lettori può diventare pericoloso persino per West.

«A un certo punto», scrive Jenkins, «dovremo renderci conto della relazione tossica tra Kanye West e la vox populi», e capire anche che forse «tutto questo non piace nemmeno a lui». Sempre Jenkins scrive:

«Non sto dicendo che per forza di cose West non stia davvero pensando di candidarsi alle elezioni presidenziali o che tutte le sue recenti dichiarazioni bizzarrie sono qualche velata forma di richiesta di aiuto […]. Ma che, date diverse premesse, c’è un modo di dire che la sua candidatura sembra una brutta idea senza dover di conseguenza trattarlo come un animale da circo solo per alimentare le risatine, il gossip e il chiacchiericcio».