La basilica sconsacrata di Santa Sofia di Istanbul potrà essere riconvertita in una moschea

(Chris McGrath/Getty Images)
(Chris McGrath/Getty Images)

Il Consiglio di Stato turco, il più alto tribunale amministrativo del paese, ha stabilito che la basilica sconsacrata di Santa Sofia di Istanbul potrà essere convertita di nuovo in una moschea. La decisione era molto attesa e fa seguito a una petizione popolare e alle richieste del presidente Recep Tayyip Erdogan, che per due volte nell’ultimo anno aveva dichiarato di essere favorevole alla conversione.

Il Consiglio di Stato ha dichiarato che la decisione con cui nel 1935 la basilica venne trasformata in un museo fu illegittima, e quindi ora spetterà ad Erdogan decidere se convertirla in una moschea o lasciarla come ora, permettendo che vi si svolgano celebrazioni religiose solo in alcune occasioni, come già avvenuto in passato.

La basilica di Santa Sofia è stata per secoli un simbolo della cristianità, dopo la sua edificazione voluta dall’imperatore bizantino Giustiniano I nel 537, per poi essere convertita in moschea dopo la conquista di Costantinopoli, che conseguentemente cambiò nome in Istanbul, da parte di Maometto II, settimo sultano dell’impero ottomano. Da allora ha acquisito un significato simbolico, ideologico e politico non solo per la Turchia, ma anche nei rapporti fra occidente e oriente.

Nel 1935 il presidente Mustafa Kemal Ataturk, fondatore della moderna, laica, repubblica turca, la trasformò in un museo, spogliandola, almeno ufficialmente, del valore religioso. La basilica, oltre che un’importante meta turistica e sito patrimonio dell’umanità per l’Unesco dal 1985, è considerata simbolo d’identità per i nazionalisti che ogni anno, il 29 maggio, davanti alle sue porte, festeggiano l’anniversario della conquista ottomana di Costantinopoli.

– Leggi anche: Erdogan e la conversione di Santa Sofia